Dal Giornale di Merate

Calciatore insultato perché di colore I compagni smettono di giocare

Calciatore insultato perché di colore I compagni smettono di giocare
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Un brutto episodio di razzismo, che ha costretto una squadra alla decisione più estrema che possa esistere: lasciare il campo a partita in corso. Il fatto è accaduto durante la gara del campionato bergamasco di Terza Categoria tra il Pontida Briantea e l’Aurora Terno di domenica 16 dicembre. Un match teso, complicato, tra la seconda (l’Aurora) e la terza in classifica (il Pontida, distante 4 punti). È stata proprio l’inseguitrice a sbloccare la partita dopo soli cinque minuti e al 22’ a chiuderla, di fatto, con un netto 2-0. Qualche fallo, qualche protesta, ma nulla di più. Fino all’inizio della ripresa, quando avviene il fattaccio. Nel corso di un’azione, il portiere e un difensore dell'Aurora Terno commettono un fallo nei confronti di un attaccante del Pontida in area di rigore. Il fischio dell'arbitro ferma i giocatori, che si aspettano il rigore. L’attaccante di casa prosegue però l’azione e segna il terzo gol. L'arbitro, che poco prima aveva fischiato, convalida invece la marcatura, scatenando le proteste veementi degli ospiti. È a quel punto che la gara si fa nervosa: nei minuti successivi vengono espulsi i ternesi Davide Cottini e Marco Gamba e un giocatore del Pontida. I cartellini rossi agitano anche i tifosi e le panchine: da quella del Pontida tuona però un insulto razzista, che sconvolge i giocatori dell’Aurora Terno.

La vittima del coro. Il coro è indirizzato verso Abdoul Dabre, 26 anni, originario del Burkina Faso e residente alla Piana, frazione di Mapello. Da due anni gioca nell’Aurora Terno. È a quel punto che calciatori, allenatore e dirigente prendono la decisione di abbandonare il campo, un comportamento che molti personaggi dello sport (di recente lo ha invocato Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli) hanno sollecitato proprio per imporre una dura lezione contro i comportamenti di discriminazione e intolleranza. A raccontare l’accaduto è proprio il giovane calciatore di colore. «Sul 3 a 0 non c'era molto da dire. Stavano giocando meglio, erano più grintosi e convinti di noi. Quello che però è stato inaccettabile è stato l’insulto per  il colore della mia pelle. Posso capire le tensioni, ma questa offesa mi ha ferito nel profondo e a livello umano. Per ben tre volte mi hanno chiamato “sporco...” e non aggiungo il resto».

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