Il caos sulla legge elettorale e quelli che l'hanno affondata
Scoprire che Grillo è un politico costituzionalmente inaffidabile è un po’ come scoprire l’acqua calda. Ma Matteo Renzi, a quanto pare, se ne è accorto solo giovedì 8 giugno, quando sul tabulato della Camera sono comparsi i risultati che hanno affondato la riforma elettorale pensata dai quattro partiti maggiori. Un emendamento presentato da una deputata di Forza Italia, Michaela Biancofiore, è stato approvato grazie ai “franchi tiratori”, concentrati soprattutto sui banchi grillini.
Ecco il voto segreto fatto in modo palese per un errore. @marcodifonzo #Leggelettorale #FranchiTiratori pic.twitter.com/YOiGzu2IvA
— Gabriele Prudente (@GabriPrudente) 8 giugno 2017
L’emendamento era stato bocciato in commissione perché, per quanto riguardasse una questione minima, aveva in realtà una rilevanza molto grande a livello politico per Renzi. La questione riguardava l’eccezione delle regole elettorali per il Trentino Alto Adige, che a differenze del resto d’Italia avrebbe avuto un sistema maggioritario. In questo modo, avendo poco più dello 0,04 dei voti nazionali, la Sud Tiroler Volkspartei poteva portare a Roma oltre dieci deputati. Ovviamente la cosa non è stata digerita dalla minoranza italiana, di cui la Biancofiore è appunto la più battagliera portavoce.
[Michaela Biaconfiore durante la discussione alla Camera]
Ma per Renzi quel patto con la SVP rappresentava un punto chiave: la sola condizione per continuare ad avere un margine di maggioranza al Senato in questa legislatura e un alleato comunque sicuro per la prossima. Invece l’architettura del rottamatore è crollata e non si capisce bene come potesse restare in piedi, visto che rappresentava un’anomalia a danno di tutti (oltretutto lo Statuto della Provincia autonoma non prevede un sistema elettorale maggioritario...). Così Renzi, che ancor più dei 5 Stelle è assetato di una conferma elettorale che ne rafforzi il destino politico, deve battere mestamente in ritirata. Il voto a questo punto va a scadenza naturale, Gentiloni resta in sella e l’attesa riscossa del rottamatore deve per forza slittare.
Ma insieme a Renzi l’altro sconfitto è il suo miglior alleato di questa avventura sul sistema tedesco: Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia puntava ad una strategia che lo liberasse dai vincoli sempre più oppressivi della Lega. Un disegno alla tedesca, con una Grosse Koalition proprio con il Pd di Renzi. Il proporzionale gli permetteva di svincolarsi da Salvini. Il maggioritario vigente invece, che sarà con ogni probabilità il sistema con cui si andrà a votare nel 2018, lo rimette nelle mani del leader della Lega. Ma in posizione di estrema debolezza: al Senato ci sarebbero preferenze e sbarramento all’otto per cento su base regionale. Tanto è vero che, in un momento di profonda cupezza, Berlusconi ha evocato scenari apocalittici con vittoria dei grillini e governo consegnato al magistrato Pierluigi Davigo: «Una repubblica giudiziaria!».
Renzi e Berlusconi a questo punto sono sulla stessa barca, che però naviga senza nessuna rotta. Tutti e due si sono fatti terra bruciata attorno. Ricostruire alleanze è impresa ardua: Renzi ci ha provato proprio giovedì con Pisapia, ma la richiesta è stata rispedita al mittente. Persino Alfano, che con il sistema tedesco sarebbe stato “rottamato”, ora ha spazio per consumare qualche vendetta... Intanto domenica si vota in tante città. L’inaffidabile Grillo sa che non sarà un voto facile per i 5 Stelle. Ma con l’affondamento della legge elettorale ha rovinato la festa in anticipo di chi potrebbe vincere.