Caso Yara, i difensori di Bossetti in aula per chiedere lo stato di conservazione dei reperti
I legali del muratore di Mapello chiedono di «sapere dove sono e come sono conservati», in particolare le 54 provette contenenti il Dna
Paolo Camporini e Claudio Salvagni, difensori di Massimo Bossetti, chiedono alla Corte d'assiste di «sapere dove sono e come sono conservati» i 98 reperti (di cui 54 campioni di Dna) che avevano chiesto di analizzare. L'obiettivo dei difensori è verificare la presenza di eventuali elementi per riaprire il processo che si è concluso nel 2018 con la condanna definitiva del muratore di Mapello per l'omicidio di Yara Gambirasio.
Da tempo i legali di Bossetti chiedono di prendere visione e conoscere lo stato di conservazione dei reperti. In particolare delle 54 provette con il Dna conservate prima all'ospedale San Raffaele di Milano, poi sequestrate dalla Procura di Bergamo e infine trasportate nell'Ufficio Corpi di Reato del Palazzo di Giustizia.
Nella mattina di ieri, martedì 29 novembre, si è tenuta una udienza a porte chiuse (incidente di esecuzione) in cui è stato discusso il ricorso di Salvagni e Camporini. I difensori di Bossetti hanno depositato diverse dichiarazioni di figure che hanno avuto un ruolo nelle indagini e che ritengono la quantità di materiale genetico confiscato «sufficiente» per l'analisi. Presenti l'opposizione della Procura, rappresentata da Antonio Chiappani, e il pm Letizia Ruggeri.
In seguito alla camera di consiglio, i giudici hanno accolto la richiesta dei difensori di produrre i verbali del procedimento di Venezia, riservandosi la decisione in merito. In quel procedimento, i legali di Bossetti avevano denunciato la responsabile dell'ufficio Corpi di reato Laura Epis e il giudice Giovanni Petillo (presidente della prima sezione penale del tribunale di Bergamo) per «frode processuale e depistaggio» dopo che aveva disposto la confisca dei reperti.
Per la Procura non è emersa la volontà da parte degli indagati di distruggere o deteriorare i 54 campioni. La difesa di Bossetti, invece, ritiene che lo spostamento abbia interrotto la catena del freddo e dunque compromesso lo stato di conservazione. Perciò la Procura della città lagunare aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo, a cui i legali si sono opposti: oggi a Venezia (sede competente per i magistrati in servizio a Bergamo) se ne discuterà.