Castione, sorpresa ai corsi di lingua In cattedra ci sono profughi africani

Dicono che i profughi se ne stanno lì a ciondolare tutto il giorno. Fumano, telefonano, si aggirano senza meta né scopo. Tanto pagano gli italiani. Poi se vai a fondo scopri che non è proprio così. In tutta la provincia fioriscono storie di impegno. Alcuni migranti fanno i volontari: puliscono giardini e piazze, sistemano i sentieri di montagna, danno una mano nel bar dell'oratorio. Altri si sono iscritti a corsi di cucina o di cucito. Imparano un mestiere che domani magari gli sarà utile.
I corsi di inglese e francese. A Castione della Presolana i profughi sono saliti addirittura in cattedra. Raccogliendo l'originale è intelligente proposta di Marianna Agnelli, coordinatrice Caritas di Villa Jesus (dove sono ospitati circa 50 stranieri), i migranti si sono messi a disposizione per insegnare inglese e francese. Gli africani del resto parlano fluentemente le due lingue. Così chi viene dal Gambia tiene il corso nella lingua di Shakespeare, gli ivoriani invece spiegano la differenza tra pourquoi e parce que. Non che si tratti di lezioni normali. Non si parte dai noiosi rudimenti di grammatica. I docenti raccontano di se stessi e della loro terra, spiegano perché sono partiti e cosa si aspettavano di trovare. Srotolano la cartina dell'Africa e parlano di geografia in lingua originale. Oppure disegnano un oggetto o un animale e lo descrivono. Pochi sbadigli, tanti sorrisi. A volte ai "maestri" si affiancano anche alcuni bengalesi, che provano a tradurre il tutto nel loro complicatissimo idioma.
Corsi aperti a tutti. Gli allievi sono i loro stessi compagni, che magari parlano francese o inglese ma non lo sanno scrivere. I corsi però sono aperti anche alla gente della valle, ovviamente gratuiti. Qualcuno ha già vinto la diffidenza e si è accomodato tra i banchi, altri li seguiranno. Il Comitato per costruire l'accoglienza in Val Seriana sta infatti raccogliendo le iscrizioni. «Abbiamo iniziato a spargere la voce sui social network e le prime adesioni sono già arrivate - spiega Enrico Scandella, fondatore del Comitato - trovarsi in una classe e provare a comprendersi a vicenda è il modo migliore per accorciare le distanze e demolire i pregiudizi». Piace, soprattutto, il fatto che i migranti ci mettano del loro: «Vogliono provare a restituire il bene che hanno ricevuto, vogliono in qualche modo sdebitarsi con la comunità che li ha accolti».
Guide al territorio in lingua. La lingua diventa anche il mezzo per conoscere il territorio. Il Comitato ha predisposto un agile vademecum in inglese e francese che contiene cenni storici, geografici e culturali su Clusone. Poi un bengalese ha tradotto il tutto nella sua lingua, a beneficio dei connazionali. Ora si farà altrettanto con Rovetta e Castione. Clusone è stato anche meta di una gita dei profughi di Villa Jesus, che hanno rivelato una certa curiosità di fronte alla celebre "Danza Macabra" dipinta sulla facciata dell'Oratorio dei Disciplini. «Vogliamo far conoscere la nostra valle a questi ragazzi - conclude Scandella - Perché oltre a raccontare da dove sono partiti, devono anche sapere dove sono arrivati».