di Laura Ceresoli
Quella che doveva essere una semplice chat tra compagni di scuola si è trasformata in uno spazio digitale di insulti, umiliazioni e violenza verbale.
È quanto accaduto ad Azzano San Paolo, dove una settantina di studenti hanno preso parte a un gruppo social che è diventato teatro di aggressioni virtuali contro alcuni minori. La gestione della messaggistica è sfuggita al controllo dei genitori che, pur ignari, restano giuridicamente responsabili dei comportamenti dei propri figli. Così, scoperta la situazione, le famiglie si sono viste costrette a sporgere querela ai carabinieri di Stezzano.
Un episodio grave che ha scosso la comunità, al punto da spingere i gruppi di minoranza “Insieme per Azzano” e “Azzano in testa” a chiedere conto all’amministrazione in consiglio comunale. E la risposta del sindaco è stata senza precedenti. Vista la delicatezza della tematica affrontata, la discussione dell’interrogazione è avvenuta a porte chiuse, interrompendo anche la trasmissione online della seduta.
«La finalità non era quella di nascondere alla pubblica opinione il fatto – spiega il sindaco Sergio Suardi – bensì quello di controllare la notizia senza rischiare che gli effetti di una troppa pubblicità sfuggissero di mano, causando magari reazioni spropositate degli interessati e vanificando l’efficacia dei sistemi di segnalazione (le denunce delle vittime) che devono essere sicuri e protetti per permettere ai ragazzi interessati da tali fenomeni di segnalare episodi senza timore. Inoltre nell’interrogazione veniva riportato un episodio indicando il periodo esatto, il nome del gruppo social, le età dei ragazzi coinvolti e la circostanza per cui è stata sporta una querela. Tali elementi sono precisi e concordanti e, considerato che la notizia si è diffusa tra i genitori di quelle classi di nascita, sono facilmente identificabili sia i responsabili che le vittime».
Già oltre un anno fa, l’ex sindaco Lucio De Luca aveva lanciato un chiaro segnale d’allarme (…)