La nuova legge sul caporalato

Il 27 agosto scorso, al termine del vertice d’emergenza organizzato dal Ministero dell’Agricoltura, il ministro Martina ha annunciato che a breve il governo metterà a punto un «piano d’azione organico e stabile contro il fenomeno del caporalato». La notizia arriva dopo i drammatici e numerosi casi di braccianti morti nelle campagne italiane quest’estate.
Cos’è il caporalato? Il reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” o caporalato è sanzionato dall’articolo 630bis del codice penale e consiste nel reclutamento illegale di manodopera in agricoltura. Il “caporale” è il soggetto che funge da intermediario con l’azienda agricola, adescando i braccianti per farli lavorare in modo abusivo ed illegittimo, sfruttando il loro stato di bisogno e necessità. La paga, solitamente, non supera i 2 euro all’ora e le condizioni di lavoro sono disumane: sveglia alle prime ore del giorno, trasferimenti in camioncini carichi di lavoratori, turni incessanti, nessun diritto a pause, nemmeno per bere dell’acqua. Il caporalato è un fenomeno antico e diffuso in tutto il Paese: dalla raccolta delle arance in Calabria, a quella dei pomodori in Puglia e Sicilia, fino alla raccolta delle mele in Trentino e Veneto e dell’uva in Piemonte. La Flai Cgil (Federazione Lavoratori AgroIndustria) ha stimato che, ogni anno, sono circa 400mila i lavoratori che, in tutta Italia, sono vittime dello sfruttamento.
Le vittime degli ultimi mesi. La cronaca di quest’estate ci restituisce il nome di tanti braccianti morti sul lavoro. A luglio c’è stato il caso di Mohamed, 47enne sudanese, stroncato da un infarto nei campi di pomodoro di Nardò, in Puglia. Otto giorni dopo è stata la volta di Paola, una bracciante 49enne di San Giorgio Jonico, nel Tarantino, morta in un tendone per l’acinellatura dell’uva, nelle campagne pugliesi di Andria. È notizia del 26 agosto scorso, poi, la scomparsa di un bracciante trentenne originario del Mali che lavorava nelle campagne di Rignano Garganico, in provincia di Foggia e che sarebbe morto crollando all’interno di uno dei cassoni di pomodori che aveva raccolto. A denunciare la scomparsa è stato il coordinatore del dipartimento Immigrazione della Flai-Cgil Puglia, Yvan Saganet, secondo cui il corpo dell’uomo potrebbe essere stato occultato dai caporali. Nella conta delle vittime di quest’estate c’è anche un rumeno di 50 anni deceduto in Veneto e tutti coloro le cui storie rimangono nascoste.
Il piano del Governo. Al vertice sul caporalato del 27 agosto scorso hanno partecipato, oltre al Ministro Martina, anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e rappresentanti di governo, imprese, sindacati, Inps e della cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità costituita nel 2014. Il ministro dell’Agricoltura ha posto l’accento sul metodo avviato con l’incontro: «Passare dall’individuazione di alcuni temi ad una vera e propria strategia complessiva, adattando il metodo di controllo, passo dopo passo agli effetti delle misure adottate». Fra le misure è previsto l’obbligo della comunicazione preventiva dell’impiego dei lavoratori stagionali e un controllo incrociato tra le banche anagrafiche dell’agenzia governativa Agea e l’Inps per far emergere le sacche di lavoro nero. Si è parlato, poi, della possibilità di introdurre una co-responsabilità delle aziende e dei caporali ed ai sistemi per evitare un uso distorto del sistema di retribuzione dei voucher.
Confisca dei beni per le imprese. Il ministro all’Agricoltura, insieme al ministro della Giustizia Andrea Orlando, promettono di inasprire la legge attualmente in vigore, che è spesso «di difficile applicazione», equiparando le aziende che usano gli schiavisti alle imprese mafiose. L’impegno è quello di predisporre «un atto legislativo importante» che preveda la confisca dei beni per gli imprenditori che si macchiano del reato di caporalato. Si sta anche lavorando ad una forma di assistenza legale per i braccianti che hanno paura di denunciare i propri caporali per paura di ricatti e intimidazioni.
Il piano trova il favore anche del Ministro del Lavoro Poletti: «Abbiamo già messo in campo un’azione di contrasto, la rafforzeremo e la metteremo insieme ad altre questioni che affronteremo con il Ministero dell’interno nella parte che riguarda l’immigrazione e con il Ministero della giustizia per la confisca dei beni. Vogliamo dare una risposta strutturale e laddove ci saranno oneri finanziari le risorse andranno trovate nella legge di stabilità».
Il certificato di qualità. Il ministro Martina ha ricordato che dal primo settembre prende il via la rete di lavoro agricolo di qualità: le aziende agricole potranno aderirvi tramite il portale internet Inps. «Per la prima volta in Italia si istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro agricolo che garantirà il totale rispetto delle regole». Il certificato di qualità non sarà un semplice bollino burocratico, ma l’attestazione «del percorso delle verifiche puntali e preventive effettuate individuando e valorizzando le aziende virtuose». È prevista l’adesione alla rete anche da parte di sportelli unici per l’immigrazione, delle istituzioni locali, dei centri per l’impiego e degli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura. La Rete potrà essere utilizzata anche dal sistema della grande distribuzione e i prodotti verranno resi riconoscibili da un logo sui prodotti. In questo modo i cittadini potranno fare la spesa in modo consapevole.