Sondaggio fra i lettori

Che cosa salvereste di questi due mesi da reclusi? Ecco le vostre risposte

«La piccola solidarietà fra condomini». «Vedere un film insieme». «I profumi della natura e il canto degli uccelli». «La preghiera...»

Che cosa salvereste di questi due mesi da reclusi? Ecco le vostre risposte
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di Angela Clerici

Che cosa resterà di questi giorni, di questi due mesi passati in quarantena, di questo ritiro in una vita ristretta, privata, lontana da schiamazzi, da viaggi, da apericene e shopping e week-end sulla neve? Che cosa resterà di questi due mesi di intimità obbligata? È proprio tutto da buttare quello che abbiamo vissuto? Forse no. Forse qualcosa di buono questi due mesi così incredibilmente differenti dalla nostra routine hanno portato. Forse questo periodo, oltre al dolore e alla morte, ha lasciato qualcosa di buono.

Abbiamo provato a fare un sondaggio fra la gente. Diamo per scontata la sofferenza e le problematiche di chi si è trovato senza lavoro, di chi ha avuto lutti, di chi è stato male: di queste cose abbiamo parlato pressoché ogni settimana, in ciascuno degli ultimi dieci numeri del nostro settimanale. Ora cerchiamo un orizzonte diverso.

Angelo ha settant’anni, abita in via Mazzini a Bergamo e il Coronavirus non lo ha contagiato, per fortuna. Dice: «Io penso che tanti di noi si siano resi conto di una dimensione diversa, di un modo di vivere alternativo. Io sono rimasto colpito da una cosa semplicissima: il fatto che in tanti condomini ci siano state famiglie che si sono messe a disposizione, che hanno informato gli altri inquilini e condomini che loro c’erano, per la spesa, per le piccole cose. Ecco, questa piccola solidarietà è per me il senso da cui ripartire».

Il terribile Coronavirus ci ha fatto male, ma non ci ha spezzati. Anche se ci sono persone che hanno sofferto tanto, famiglie nel disagio e in spazi risicati dove la convivenza si è rivelata davvero difficile. Ma c’è chi ha pure riscoperto la bellezza di stare insieme. Così dice Nadia, cinquantadue anni: «Certo che ci sono aspetti positivi, il fatto di avere trascorso tanto tempo in famiglia, con le difficoltà del caso, ma anche con la possibilità di riscoprirsi. E poi penso al tempo che abbiamo avuto perché tanti di noi non hanno potuto lavorare; tempo per la lettura, per guardare film insieme. Senza contare che l’ambiente è migliorato in maniera impressionante».

«Io ho riscoperto gli odori, i profumi - dice Ilaria, quarantadue anni, di Bergamo. - Mi sono accorta di quanti profumi ci sono nell'aria, anche in città, anche se l’asfalto e il cemento sono dominanti. Però l’aria portava l’odore dei prati, dei fiori, dei giardini, della pioggia... Incredibile. Mi sono accorta che tutte queste fragranze sono cancellate al novanta per cento quando il traffico è normale e l’aria gonfia di biossido di azoto piuttosto che di polveri sottili. Si sente l’odore delle polveri, dei gas, non quelli della natura. E poi ho rivisto tanti uccelli e sentito i loro cinguettii diversi, anche soltanto nel piccolo giardino del condominio».

La natura, l’ecologia. Ma siamo sicuri che vogliamo ripartire esattamente come prima? Che, aperti i cancelli, ci catapulteremo sulle nostre macchinine anche soltanto per fare tre chilometri? Pronti a inquinare, pronti a intasare le strade? Siamo sicuri di volerlo fare? Non è che abbiamo scoperto che andare a piedi è più bello e che vale il quarto d’ora in più che ci si impiega?

L’articolo completo a pagina 7 del settimanale PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 7 maggio, oppure in edizione digitale QUI.

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