Ci sono ottantamila sentinelle sul territorio: sono i medici e gli infermieri. «Utilizziamole»
Filippo Anelli, presidente nazionale dell'Ordine dei medici, ritiene necessario un nuovo modello organizzativo per controllare l'epidemia e preparare correttamente la fase 2.

Sessantaseimila medici di famiglia, settemilaottocento pediatri di libera scelta e altri medici di medicina generale possono diventare vere e proprie sentinelle sul territorio, per avviare, insieme alle Unità speciali di continuità assistenziale, composte da medici di medicina generale e infermieri, un monitoraggio, rapido, capillare e mirato, della diffusione del virus nella popolazione. Anche in vista di una corretta programmazione della fase 2. È questa una delle proposte scaturite ieri, mercoledì 22 aprile, dal Comitato Centrale della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO). «La gestione di questa epidemia ha mostrato una delle sue più gravi criticità proprio nella frammentazione dei modelli adottati – spiega il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli -. E non mi riferisco solo alla frammentazione dei diversi modelli regionali, che, almeno all’inizio, hanno affrontato, ognuno a suo modo, quanto stava accadendo. Va ricomposta la frammentazione tra i diversi sistemi di cure, quelli ospedalieri e quelli sul territorio, che devono sempre più integrarsi e potenziarsi. Come? Attingendo alle competenze di tutti gli attori impegnati sul campo, che per i medici sono, tra gli altri, gli epidemiologi, gli igienisti, gli pneumologi, gli anestesisti-rianimatori, gli altri specialisti, i medici di medicina generale, quelli degli altri servizi territoriali, come le RSA, le carceri, le guardie mediche. La Professione non è mai stata così unita, ed è proprio in questa unitarietà che può trovare la forza e gli strumenti per assumersi la responsabilità di trovare, nella messa a disposizione in maniera funzionale e sinergica di tali competenze, la chiave per risolvere l’emergenza e camminare, insieme, verso la Fase 2».

«La lettera inviata giorni fa dai centomila medici di tutte le branche della professione, che, come FNOMCeO, abbiamo condiviso, ha ribadito che la gestione del Covid-19 deve avvenire, in primis, sul territorio – continua Anelli -. Questo sia per affrontare al meglio la prevenzione del contagio, ed eventualmente il percorso di cure a partire dall’esordio dei sintomi, prima che si renda necessario il ricovero; sia per decongestionare gli ospedali, in maniera che possano tornare a dedicarsi in maniera ottimale e a pieno regime alle cure delle acuzie non dovute al Covid-19. La gestione dell’epidemia sul territorio, per essere efficace, deve essere accompagnata da una semplificazione delle procedure per l’utilizzo dei farmaci. L’intero arsenale delle cure ammesse oggi dall’AIFA deve essere messo a disposizione dei Medici di Medicina generale, per la prescrizione ai loro pazienti».
«Tutto ciò al fine di garantire, nella maniera più estesa ed efficace, il diritto alla salute dei cittadini. Diritto che non può essere disgiunto da quello alla sicurezza degli operatori. Tutelare tali diritti indissolubili - conclude Anelli - significa assicurare ai medici convenzionati forniture adeguate, per numero e qualità, di Dispositivi di protezione individuale. E, ai liberi professionisti, canali dedicati e prioritari di fornitura, a prezzo calmierato. Per tutti, infine, prevedere un monitoraggio tramite tamponi e test rapidi e, appena validati, anche sierologici, per escludere casi di positivi asintomatici tra i sanitari e anche tra i pazienti affetti da altre patologie».