Una rassegna di bufale

Cinque notizie che non lo erano Una su Orietta Berti e i 5 Stelle

Cinque notizie che non lo erano Una su Orietta Berti e i 5 Stelle
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1) Orietta Berti è la zia di un esponente del Movimento 5 Stelle

La famosa cantante Orietta Berti, durante una trasmissione radiofonica, ha recentemente espresso le sue simpatie per il Movimento 5 Stelle. Secondo un'immagine che sta circolando sui social, la sua scelta sarebbe stata suggerita da un parente, Jacopo Berti, che, oltre ad essere consigliere regionale del Movimento, sarebbe anche suo nipote. Questa parentela le avrebbe permesso di acquistare uno yacht da 2 milioni di euro grazie ai soldi pubblici dei rimborsi. Si tratta però di una fake news, la Berti infatti si chiama in realtà Galimberti e il suo è un nome d'arte. Non ha alcuna parentela quindi con il consigliere pentastellato e di sicuro non ha mai comprato yacht con soldi pubblici a cui non ha mai avuto accesso.

 

2) Il video del parlamentare che inserisce i cartellini dei colleghi

Il video che ritrarrebbe un parlamentare che timbra il cartellino anche per alcuni colleghi assenti è stato diffuso da migliaia di persone in pochi giorni, anche grazie ad alcune pagine Facebook. Nel video, secondo quanto scritto, sarebbe ripreso un parlamentare del PD e tra i cartellini timbrati ci sarebbe anche quello dell'ex Presidente Napolitano, ora senatore a vita. Le immagini però non mostrano il parlamento italiano e lo si può facilmente intuire dalla diversa forma delle poltrone e dei banchi. Il blogger David Puente ha notato la presenza tra i banchi di un nastro giallo e blu e ha spiegato che il video testimonia un noto episodio accaduto al parlamento ucraino nel 2012.

 

3) In Giappone solo gli insegnanti non si inchinano di fronte all'imperatore

Il ruolo dell'insegnante in questi anni ha perso molta della propria autorità ed i recenti episodi di violenza, operati da studenti o dai loro genitori a danni dei professori, ha riacceso la discussione su questo tema. È circolata anche una bufala, che spiegherebbe l'enorme importanza degli insegnanti nella comunità giapponese, elogiando la cultura del Sol Levante. Gli unici cittadini a non doversi inchinare di fronte all'imperatore, secondo quanto scritto, sarebbero proprio gli insegnanti. La motivazione sarebbe che «senza insegnanti non ci possono essere imperatori». Si tratta però di una leggenda metropolitana, nessuno infatti è obbligato a inchinarsi di fronte all'imperatore ma si tratta di un saluto di cortesia. Gli insegnanti inoltre sono considerati principalmente dipendenti pubblici, senza particolari privilegi.

 

4) Studente finge di essere transgender per usare lo spogliatoio femminile

La strana storia di un ragazzo americano si è diffusa sul web in queste settimane ed è stata tradotta in diverse lingue, compreso l'italiano. Lo studente sarebbe stato sospeso da scuola perché avrebbe dichiarato di essere transgender soltanto per fare la doccia con le proprie compagne dopo l'ora di educazione fisica. L'articolo, a metà tra la burla e la condanna, racconta che il ragazzo sarebbe stato considerato transgender soltanto perché usava lo smalto per le unghie e indossava una parrucca, ma sarebbe poi stato scoperto. La notizia però è del tutto inventata ed è stata creata da un noto sito di fake news americano, come spiegato dal sito specializzato Snopes.

 

5) I genitori-nonni a cui hanno tolto la figlia

Ha fatto molto discutere la conclusione di un processo, arrivato al terzo grado di giudizio, che ha revocato l'affidamento della figlia a una coppia di genitori. La questione più dibattuta in rete è stata quella dell'età, tra le motivazioni che hanno guidato il dibattimento infatti è stato anche rilevato un problema di eccessiva anzianità. I paragoni con personaggi famosi sono stati diversi, ma in realtà il caso è molto più complesso. Si è omesso spesso di riferire che la tutela era stata tolta dopo un documentato caso di abbandono della figlia e che la Cassazione ha chiarito che, in seguito, sono stati rilevati "numerosi ulteriori elementi" che hanno giustificato la sentenza. L'età dei genitori quindi, che avevano ricorso alla fecondazione assistita, è stato un elemento sorto soltanto in fase di processo, ma che non è stato determinante per la decisione finale.

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