Un voto terremoto

I cinque verdetti di queste elezioni

I cinque verdetti di queste elezioni
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Un voto terremoto. Si fiutava nell’aria che il responso delle urne avrebbe riservato delle sorprese. Ma queste sorprese hanno superato in molti casi ogni più audace previsione. Ecco i cinque verdetti senza appello del voto del 4 marzo.

 

1) Un'Italia spaccata in due

Un’Italia spaccata in due. Il voto dei 5 stelle è un voto del Sud, con percentuali massicce in certe regioni come la Campania, dove sfiorano il 50 per cento. La cartina d’Italia è di fatto un bicolore, con il Meridione tutto giallo e il nord tutto azzurro. Poche le macchie rosse ormai. È l’unico aspetto di cui si rammarica non a caso il segretario della Lega Matteo Salvini, che avrebbe sognato di uscire come forza nazionale. Invece è stato come sempre solo il Nord a garantirgli quel risultato eccezionale.

 

2) La fine di Renzi e Berlusconi

Inizia la terza repubblica, dopo la seconda simbolicamente nata nel 1994 con la discesa in campo di Berlusconi. Le forze politiche che hanno governato l’Italia da allora sono ridotte ai minimi termini, con il Pd sotto il 20 per cento e Forza Italia quasi umiliata dalla Lega nella corsa interna al centrodestra. Per Renzi e Berlusconi il tempo è certamente scaduto, come aveva provocatoriamente annunciato la femen durante l’incursione al seggio elettorale in cui votava il leader azzurro.

 

3) I 5 stelle sono la prima forza politica

I 5 stelle sono la prima forza politica italiana. Il leader giovane Luigi Di Maio ha decisamente vinto la sua sfida, mettendo (quasi) in soffitta l’anima grillina e movimentista. I nuovi 5 stelle si sono presentati con un’immagine nuova da forza di governo, con la trovata a fine campagna elettorale di presentare pubblicamente la compagine dei ministri. Una trovata che dice molto del loro obiettivo e che testimonia una loro maggiore apertura anche a figure che non hanno condiviso le loro battaglie: una su tutte, il candidato alla Pubblica Istruzione, grande difensore della Buona Scuola di Renzi. Certo ora tocca a loro mantener fede alla promessa che ha permesso di rastrellare tanti voti al Sud: quella del reddito minimo garantito. Tocca a loro trovare le risorse e far sì che non si trasformi in un'ennesima misura inutilmente assistenziale. Ma anche per i Cinque Stelle è suonato un campanello d'allarme: hanno perso nelle due grandi città da loro governate, cioè Roma e Torino.

 

4) Anche la Lega ha vinto

L’altro vincitore assoluto è la Lega di Matteo Salvini, che porta a casa anche una vittoria sonante in Lombardia. Una vittoria che liquida definitivamente la minoranza interna e archivia le ambizioni di Roberto Maroni. La Lega vince grazie allo slogan Prima gli italiani, ma i voti li prende quasi tutti solo al Nord. Ora per Salvini si apre il capitolo politico più ambizioso. Può essere che tocchi a lui provare a trovare una maggioranza. Se l’esito del voto qualcosa indica, è che i populismi hanno vinto, come non era mai accaduto in un paese occidentale. Lega più 5 stelle sono al 50 per cento. Se si aggiunge il 4 per cento di Fratelli d’Italia siamo anche oltre. Salvini punterà a far asse con l’altra gamba del populismo italiano?

 

5) L'affluenza alta

Gli italiani hanno votato. Gli sconfitti non possono avanzare neanche il fantasma dell’astensionismo per giustificare la disfatta. Hanno votato nonostante i tempi chiedessero pazienza perché le nuove operazioni antifrode chiedevano tempi più lunghi ai seggi. Si è votato nonostante un meccanismo elettorale davvero astruso, che era stato pensato da Pd e da centrodestra per premiare le coalizioni e bloccare così l’esplosione di 5 stelle. Tentativo fallito, perché nessuna coalizione si è avvicinata alla maggioranza e anche nel voto maggioritario i 5 stelle al Sud hanno fatto man bassa

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