«Un circo di gobbi e faccendieri» Ecco la fabbrica dei falsi invalidi
C’era una volta la “carica dei 101”, adorabile e irrequieta masnada di cuccioli di dalmata. C’è oggi, purtroppo, “La carica della 104”, come sono stati soprannominati i protagonisti dell’ultima operazione della Digos della Questura di Agrigento, che ha fatto luce su circa 150 presunti falsi invalidi che avrebbero usufruito della legge 104 (appunto), quella che permette di avere permessi retribuiti per se stessi e altri familiari in seguito a disabilità accertate. Un’inchiesta coordinata dalla Procura di Agrigento e che ha portato all’emissione di 19 provvedimenti cautelari da parte del gip Ottavio Mosti. L’operazione è passata alla fase operativa la sera di lunedì 22 settembre, con 5 persone finite in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 5 sottoposte all’obbligo di presenza. Gli indagati sono ben 101 e non tutti sono dei semplici “furbetti”: tra gli indagati anche molti medici e altre figure accusate di essere gli organizzatori della rete che portava diversi falsi invalidi a poter usufruire della normativa 104. I reati ipotizzati sono quelli di corruzione, falso e truffa aggravata.
Dietro tutto un bidello e un baby-pensionato. Si va dalla falsa invalida che si presenta all’Asl in barella, per poi essere filmata dalla Digos mentre fa tranquillamente la spesa al vicino supermercato, camminando sulle proprie gambe, fino al medico che compie una spirometria in assenza del paziente, passando naturalmente dagli accompagnatori, ben contenti di chiudere non uno, ma due occhi davanti ad una lauta ricompensa: è una fauna di approfittatori molto varia quella a cui si sono trovati innanzi gli inquirenti durante l’operazione “La carica dei 104”. I malati immaginari, per poter ottenere il certificato per scalare le graduatorie nelle assunzioni o nei permessi retribuiti, non si facevano scrupoli a corrompere medici e funzionari d’ufficio, i quali, in molti casi, accettavano di buon grado. Le organizzazioni dietro a questo incredibile «circo», come lo definisce nell’ordinanza di 700 pagine il gip Mosti, erano due. La prima era gestita da un bidello dell’Istituto Alberghiero di Favara (in provincia di Agrigento), Antonio Alaimo, mentre alla seconda c’era a capo Daniele Rampello, pensionato seppur abbia solo 46 anni. Entrambi sono stati arrestati.
Come funzionava la fabbrica. La procedura era molto semplice e, per certi versi, poco costosa. Con appena 100, 200 euro contanti, venivano corrotti intermediari e medici (ognuno di loro con la rispettiva percentuale) e si poteva così ottenere un certificato medico assolutamente inventato, atto a dimostrare la presunta invalidità del paziente. L’unica accortezza da prendere era presentarsi allo studio medico mostrandosi invalido, dunque in carrozzina, in barella e opportunamente accompagnati da persone immanicate con il falso invalido o, ancora meglio, con gli organizzatori. Poi il medico pensava al resto, magari consigliando, prima della radiografia, la postura da assumere per far emergere difetti inesistenti. «Gobbi, scoliotici, depressi, a volte persino cerebrolesi», che sfilano «condotti per mano da una corte ammiccante di faccendieri, opportunamente gratificati in denaro»: così descrivono il funzionamento delle organizzazioni il procuratore Renato Di Natale e il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo nell’istanza di custodia cautelare presentata i giorni scorsi al gip. Indagate anche personalità di spicco della sanità siciliana, come Gianfranco Pullare, medico legale e collaboratore della Procura in decine di delitti (e che proprio per questo si sentiva al di sopra di ogni sospetto), Giorgio Patti e Salvatore Montaperto, rispettivamente sociologo dell’Asl di Agrigento ed ex assessore provinciale. In totale sono 10 i medici arrestati dall’arma.