le testimonianze

Colpevole sì, ma per aver rubato, non ucciso: la difesa della colf accusata dell'omicidio di Rosanna Aber

Giocava alle slot e per questo aveva rubato duemila euro alla signora per la quale lavorava. Lo aveva fatto anche con alcuni parenti in passato

Colpevole sì, ma per aver rubato, non ucciso: la difesa della colf accusata dell'omicidio di Rosanna Aber
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Colpevole per aver rubato all'anziana, per la quale faceva la colf, duemila euro prelevandoli a sua insaputa, ma innocente per il suo omicidio.

Così si è definita la colf ucraina di 28 anni accusata di aver ucciso Rosanna Aber, facendola cadere dalla finestra del suo palazzo di Colognola il 22 aprile 2022. 

Il vizio del gioco

Durante il processo, come riportato da L'Eco di Bergamo la giovane ha spiegato di avere sì il vizio del gioco e che per quello aveva prelevato dal bancomat della signora duemila euro senza il suo consenso, ma di non essere un'assassina. A testimoniare la sua dipendenza è stata chiamata la madre della giovane, che ha raccontato come anche il suo compagno avesse subito un furto (di quattromila euro), sempre tramite il bancomat.

Non solo, si aggiunge anche un altro episodio di furto alla cassa di un bar dove faceva le pulizie. Il convivente della colf, invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

La versione della colf

Per quanto riguarda il giorno dell'omicidio che ha sconvolto il quartiere di Bergamo, la sua versione non cambia: «Ero in cucina a bere un bicchiere d'acqua quando ho sentito un urlo. Sono andata nel soggiorno e poi in camera del marito per cercarla. Poi sono entrata nella sua camera da letto, mi sono affacciata alla finestra e ho visto il corpo lì sotto».

Un testimone, però, sostiene di aver sentito un forte litigio tra le due proprio poco prima del ritrovamento del corpo. Ma la colf lo nega, chiedendo anche come mai nessun altro condomino lo avrebbe sentito. Ha inoltre aggiunto: «Se sono stata io a buttarla dalla finestra, spiegatemi come ho fatto?».

La consulenza della difesa

È proprio su questa domanda che si è concentrata la difesa di Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, con la consulenza cinematica dell'ingegner Luigi Fiumana che ha sottolineato alcuni punti. In particolare, se davvero l'imputata ha sollevato la 77enne (poi precipitata di schiena) fino al davanzale della finestra, è impossibile che la vittima non le sia rimasta aggrappata per evitare di finire di sotto. Dalle analisi biologiche sotto le unghie della signora Aber non fu riscontrato il Dna della colf.

Piuttosto, l'anziana, secondo questa relazione, sarebbe caduta dopo aver perso l'equilibrio mentre cercava di sistemare la tapparella, la cui cinghia di scorrimento era incastrata. L'accusa però ha liquidato come non scientifico l'elaborato. Il 26 novembre via alla discussione.

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