Uno studio americano

Il colpo di fulmine non esiste Cupido scocca al quarto sguardo

Il colpo di fulmine non esiste Cupido scocca al quarto sguardo
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Non una ma almeno quattro. Sarebbe questo il numero di frecce che Cupido, in realtà, deve scoccare prima di suscitare un vero e proprio innamoramento. Dando così avvio a una eventuale storia d’amore o anche alla scelta del partner della vita. Una teoria, quella di un gruppo di scienziati americani dell'Hamilton College, pubblicata sulla rivista Social, Cognitive and Affective Neuroscience, che metterebbe in crisi la mitica esistenza del colpo di fulmine. Eppure sarebbe proprio così, stando agli esperimenti condotti un ristretto numero di giovani.

 

 

Gli sguardi. Uno è poco ed è solo perlustrativo. Già al secondo, ci si può permettere di iniziare a capire una possibile intesa, almeno fisica, con un possibile partner. Al terzo, la cosa potrebbe farsi più papabile, se ci si mette anche un po’ di zampino di eros, e al quarto il gioco sarebbe fatto. Perché, a questo punto, l’entusiasmo emozionale sarebbe ai massimi livelli. Di che cosa stiamo parlando? Del numero di sguardi necessari, per una coppia, per potersi intuire, piacersi e provare a intraprendere una relazione d’amore. Almeno sarebbe quanto emerge da una piccola ricerca, condotta su 22 giovani di entrambi i sessi, dopo una serie di esperimenti amorosi ad hoc.

Un esperimento con le foto. Un tempo, almeno in una delle storie d’amore più famose di tutti i tempi, quella fra Paolo e Francesca, seppure sfortunata a tal punto da mandare i due protagonisti amanti innamorati nell’Inferno di Dante, fu un libro. Oggi, complice la tecnologia o anche la diversa sensibilità emozionale, questo ruolo di moderno Cupido sembra essere stato acquisito dalle foto. Intendiamoci, non semplici fotografie ma immagini di volti ai quali i giovani volontari dovevano assegnare un punteggio in funzione delle emozioni suscitate. Nel mentre, i ricercatori registravano le reazioni cerebrali con un macchinario, specifico e raffinato. E, a sorpresa, gli esperti hanno potuto notare che i giudizi di apprezzamento crescevano con l’aumentare del periodo di osservazione di uno stesso volto, seppure mostrato in ordine di successione visiva diversa. E con essi, anche i picchi di due tipi differenti di onde cerebrali.

 

 

La freccia di Cupido ha i suoi tempi. Ovvero non è rapida e efficace come si potrebbe credere. Infatti gli esperimenti americani brucerebbero la teoria secondo cui esiste il colpo di fulmine, vale a dire che, al di là del piacere fisico, che può nascere anche al primo sguardo come no, in realtà si comincerebbe a capire se la persona dell’altro sesso davvero può generare qualche cosa, emotivamente e eroticamente parlando, solo dopo diversi incontri e non soltanto fatti di sguardi. Dunque, anche nel semplice innamoramento giocherebbe una componente evolutiva, ovvero il fenomeno chimico sarebbe soggetto a una trasformazione graduale, migliorativa, associata alla ripetizione. In poche parole, più ci si conosce, più ci si troverebbe belli, interessanti e attraenti.

Contano anche le opinioni altrui. Dallo studio emerge anche che la bellezza non è solo negli occhi di chi la guarda, ma anche nella convinzione dell'osservatore. Ovvero non si legherebbe soltanto al convincimento di una visione ripetuta, ma anche al giudizio o all’opinione altrui. Lo evidenzia il fatto che l'aspettativa degli osservatori era stata in parte pre-testata da un valutazione delle stesse immagini su un gruppo di extra soggetti che aveva espresso, o meno, generale gradimento per i visi analizzati. Insomma, lo studio confermerebbe il noto detto che ‘non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace’, meglio ancora se l’opinione è condivisa dai più.

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