Com'è fatto Internet davvero?
Uno sguardo al mondo reale, quello che possiamo sentire con tutti e cinque (o sei?) i sensi, e uno sguardo agli schermi, siano quelli degli iPhone o quelli dei computer. Se ci pensate un po’ su, è così che trascorriamo le nostre giornate, tra quello che abbiamo vicino, a portata di occhiali e di mano, e quello che è (molto) lontano, a portata di connessione wireless. Ma Internet, dov’è? Se ci guardiamo intorno, non vediamo nessuna rete che ci tiene nel sacco, nessun filo che ci collega all’altro capo della Terra.
Un giornalista, Andrew Blum, si è interrogato sulla fisicità di internet, quando ha scoperto che la sua connessione non funzionava più per colpa di uno scoiattolo che, da buon roditore, si era messo a rosicchiare i cavi. Ha preso un capo dei cavi, quelli già rosicchiati, s’intende, e li ha seguiti, per vedere dov’è che andavano a finire. Un po’ come Teseo con il filo d’Arianna. Ha scoperto che i cavi delle nostre connessioni finiscono in edifici chiamati data center, i quali costituiscono per così dire i nodi della rete, o della ragnatela. Ne esistono una dozzina in tutto il mondo; uno di questi, è il numero 60 di Hudson Street, a New York, sede della Western Union. Quando l'ha capito, l'ha spiegato in una conferenza TED, che vi riproponiamo.
[Sottotitoli in Italiano all'interno del video]
I cavi, lunghi migliaia di chilometri, si estendono da un continente all’altro. Trasmettono informazioni alla velocità di 10 gigabit al secondo per la lunghezza d’onda della luce, circa 1000 volte la velocità della nostra connessione.
L’industria che si occupa di produrli e di posizionarli è sorta vent’anni fa ed è parte del colosso indiano Tata. La Tata Communications è controllata dagli inglesi e i suoi dipendenti hanno tutti, all’incirca, 42 anni. All’inizio, il gruppo aveva acquistato due cavi, uno per il Pacifico e uno per l’Atlantico. Poi, poco alla volta, i due cavi sono diventati una rete, o una ragnatela, che non collega soltanto il Nord e il Sud, ma anche l’Est e l’Ovest.
Il lavoro richiesto per sistemarli sul fondale oceanico è estremamente impegnativo. La prima condizione è che il tempo sia buono: provateci un po’ voi, a mettere un cavo nell’oceano quando c’è tempesta.
«Ecco la mappa dei cavi sottomarini che collegano i Paesi e continenti a livello globale. Si tratta di una serie di reti lunghe migliaia di chilometri. La Submarine Cable Map è una risorsa gratuita elaborata da TeleGeography. I dati nell’infografica interattiva sono aggiornati di continuo», spiega Blum.
[Cliccate sull'immagine per vedere la mappa interattiva]