la strategia di contrasto

Come funziona e cosa è il "contact-tracing", necessario a ricostruire la catena dei contagi

Come funziona e cosa è il "contact-tracing", necessario a ricostruire la catena dei contagi
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Diagnosi veloci, isolamento dei casi positivi e tracciamento dei contatti stretti. L’importanza del contact-tracing nel cercare di contrastare l’ondata dei casi di Coronavirus è emersa fin da subito, tanto che diversi scienziati hanno lanciato appelli (più o meno caduti nel vuoto) per potenziarne l’attività su tutto il territorio nazionale. Come riporta l’Eco di Bergamo, in provincia i professionisti, tra medici e assistenti sanitari, incaricati da Ats di eseguire il tracciamento sono 30. Parte del personale era già in seno all’Ats ma l’esplosione dell’epidemia ha spinto l’Agenzia a cercare ulteriori rinforzi e ad assumere personale aggiuntivo.

L’identikit di chi si occupa di questa attività è il seguente: età media bassa, spesso sotto i trent’anni, giovani freschi di laurea e ottima dimestichezza con le tecnologie. Ma come si svolge di preciso il cosiddetto tracciamento? L’Ats, dopo aver ricevuto i nominativi delle persone positive al Covid, le contatta e telefonicamente vengono ricostruiti i loro contatti stretti. Ognuna di queste persone, a loro volta, vengono contattate e gli vengono date le indicazioni necessarie all’isolamento.

La complessità di effettuare un tracciamento che sia efficiente, ragione per la quale è necessario un gran numero di personale dedicato, è proprio legata dal numero di individui con cui ogni persona può essere entrata in contatto. Non esiste un rapporto specifico, ma uno studio della Fondazione Bruno Kessler fissa a una trentina i contatti stretti per un ragazzo dai 15 ai 19 anni; tra i 40 e i 44 i contatti stretti sono 22; per gli over70 sono 10.

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