Cosa sono i livelli sanitari (LEA) che solo otto regioni rispettano
Il Ministero della Salute ha reso pubblico un documento che riguarda gli adempimenti da assolvere in tema di Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per l’anno 2012: solo 8 regioni sulle 16 visionate presentino servizi di assistenza sanitaria adeguati: le regioni virtuose sono Veneto, Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Umbria.
Cosa sono i LEA. Definiti a livello nazionale dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001, i Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria (LEA) sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito o dal luogo di residenza.
Tali livelli devono soddisfare gli obiettivi di salute indicati nel Piano Sanitario Nazionale e sono stati scelti in base ai principi di efficacia e di appropriatezza: deve essere dimostrato che quella cura sia efficace, utile per ridurre o eliminare la malattia, ed appropriata per quella determinata patologia. Se più metodi di cura soddisfano entrambe le condizioni, allora deve essere assicurata la cura più economica.
Come funzionano i LEA. Si tratta di parametri basati su 31 indicatori, racchiusi nella cosiddetta “Griglia LEA”, che consente di individuare, regione per regione, le aree di criticità e i punti di forza dei servizi di assistenza erogati. I Livelli Essenziali di Assistenza che il Sistema Sanitario Nazionale deve garantire sono suddivisi in tre aree: assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e lavoro (cure, vaccinazione, prevenzione, certificazioni), assistenza distrettuale (cioè ASL e Distretti sanitari) e assistenza ospedaliera.
A chi vanno i finanziamenti. Il controllo dei parametri LEA si inserisce nell'ambito della verifica adempimenti affidata dall'Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 al Comitato LEA (Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza in condizioni di appropriatezza ed efficacia nell'utilizzo delle risorse). Queste disposizioni consentono alle Regioni coinvolte (escluse le regioni a statuto speciale: la Valle d'Aosta, le due Provincie Autonome di Bolzano e Trento, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna) di accedere alla maggior parte delle risorse economiche destinate al servizio sanitario nazionale. Ciò significa che gran parte delle Regioni non potrà godere di incentivi economici, nemmeno per tentare di correggere la situazione difficile del proprio sistema sanitario. La ripartizione precisa del fondo sanitario nazionale si conoscerà con esattezza dalla seconda settimana di luglio.
Le criticità evidenziate dal Ministero. Il documento offerto dal Ministero della Salute evidenzia in particolare quattro criticità comuni a tante delle Regioni italiane:
- La riorganizzazione dei punti nascita
- Il monitoraggio dei tempi di attesa
- Il controllo di coerenza fra le schede di dimissione ospedaliera e le cartelle cliniche
- L’assistenza domiciliare e residenziale
Le Regioni virtuose. Nello specifico, il Veneto è l’unica Regione in perfetta regola, risultando allineata a tutti i parametri dei LEA, mentre le altre regioni adempienti (Basilicata, Umbria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana) devono comunque attuare quanto previsto per la riorganizzazione e la messa in sicurezza dei punti nascita.
Le Regioni inadempienti. Mano mano che si scende al Sud la situazione peggiora. Campania, Lazio e Molise evidenziano ancora criticità per l'appropriatezza dell'assistenza ospedaliera, l'assistenza ai malati terminali, la riabilitazione, l'attività trasfusionale e al percorso nascita. Qualche miglioramento per l'assistenza ospedaliera in Abruzzo ma persistono criticità per quanto riguarda l'emergenza urgenza. In Calabria la riorganizzazione complessiva della sanità ha portato ad un decremento dei ricoveri a rischio di inappropriatezza. Migliora l'assistenza ospedaliera in Puglia e Sicilia ma permangono criticità nel percorso nascita, nella rete dei pronto soccorso e nell'assistenza territoriale. Infine, il Piemonte, unica Regione del nord nella black list presenta "inadempienze nel monitoraggio delle liste d'attesa e nell'area della prevenzione", oltre che nella contabilità.
Investimenti e qualità sono inversamente proporzionali. Se si considera il Rapporto sulle entrate tributarie della Regione Calabria, ci si accorge che la maggior parte delle Regioni fuori dai parametri LEA è proprio quella che destina la maggior quantità di soldi pro capite in materia di sanità. La Campania addirittura, la Regione meno allineata ai parametri LEA, rientra nella top 5 delle spese, con un netto incremento di 400 euro pro capite dal 2010 al 2011. Che, evidentemente, non ha portato alcun miglioramento effettivo al sistema. Lo stesso vale per il Molise, che a fatica si attiene ai parametri LEA, ma che è al terzo posto per spese sanitarie. Al contrario, la virtuosissima regione del Veneto ha una media di spesa pro capite nel settore inferiore di 100 euro rispetto rispetto alla Campania.