Trame internazionali

Un complotto di Sarkozy dietro alla morte di Gheddafi?

Un complotto di Sarkozy dietro alla morte di Gheddafi?
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Le disavventure giudiziarie dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy sono da qualche giorno sotto gli occhi di tutti. Un po’ meno evidente è la fittissima trama complottistica che si sta tessendo con sempre maggior dettaglio dietro alla vicenda. Nello specifico, l’arresto di Sarkozy sarebbe solo la punta di un iceberg internazionale che troverebbe le sue basi nella campagna elettorale del 2007 e nei rapporti con l’ex leader libico Muhammar Al Gheddafi.

Procediamo con ordine: l’accusa rivolta a Sarkozy in queste ore riguarda un tentativo di concussione nei confronti di un magistrato, al fine di ottenere informazioni rispetto ad un’indagine aperta nei suoi confronti. Poco tempo è bastato perché fossero resi pubblici i contenuti di tale indagine: in questione ci sono alcune intercettazioni telefoniche fra Sarkozy e Thierry Herzog, avvocato dell’ex capo dello Stato francese, inerenti ad alcuni finanziamenti ricevuti da Gheddafi per la corsa elettorale all’Eliseo del 2007 (si parla addirittura di 50 milioni di euro). Fino a qui, tanto sgomento e poco più. Ma ora l’apocalisse: l’omicidio di Gheddafi del 20 ottobre 2011 non sarebbe avvenuto per mano ribelle, bensì francese, sotto la spinta proprio di Sarkozy, nell’intento di mettere a tacere ogni eventuale voce circa i già citati finanziamenti.

Non si può ancora stabilire se si tratti di fantapolitica o di qualcosa con fondamenta reali; di certo però, analizzando la cronistoria degli accadimenti libici, alcuni elementi che quantomeno possano insinuare il dubbio ci sono, eccome.

La storia ufficiale vuole che Gheddafi sia stato catturato nell’ottobre 2011 da un gruppo di ribelli nei pressi di Sirte, con conseguente esecuzione. Ma la prima, grande smentita riguarderebbe proprio il "ragazzo" che avrebbe giustiziato l’ex Raìs. Non si sarebbe trattato di un ribelle libico, bensì di un infiltrato francese, incaricato del preciso compito di assicurare la morte di Gheddafi. Questa tesi verrebbe confermata dalle dichiarazione rilasciate dopo alcuni mesi da Mahmoud Jibril, primo ministro ad interim dopo la caduta del regime (“un agente straniero mescolato ai rivoluzionari ha ucciso Gheddafi”), e da alcuni video girati sul luogo con dei telefonini, che dimostrerebbero come l’intenzione dei ribelli fosse di trasportare Gheddafi a Misurata, e non di finirlo in quel momento.

Ma perché Parigi avrebbe dovuto aver interesse a far fuori un “amico”, politico ed economico, come Gheddafi?

Ripercorrendo quel 2011, già dall’inizio dell’anno i rapporti fra il dittatore libico e Sarkozy si erano decisamente incrinati, in seguito alla forte pressione da parte di Parigi nei confronti della Nato per chiedere un deciso intervento militare in Nord Africa, Libia compresa. Il motivo emergerebbe quasi da sé: il Presidente francese, già all’epoca oggetto di interesse da parte della magistratura proprio per i sospetti finanziamenti relativi alla campagna elettorale 2007, temeva che dal governo libico potessero trapelare conferme pericolose in merito. D’altra parte, a Tripoli dell’affare Sarkozy erano al corrente tre fedelissimi di Gheddafi: il responsabile del suo gabinetto, Bashir Saleh, Abdallah Mansour consigliere del Colonnello e Sabri Shadi, capo dell'aviazione libica. Saleh, il testimone chiave, vive in Sudafrica, ma nel 2011 era apparso in Francia e poi sparito nonostante un mandato cattura dell'Interpol. Il caso era stato gestito da Bernard Squarcini, uomo di Sarkozy, ancora oggi a capo del controspionaggio. E sempre Squarcini è coinvolto nella caccia alle cassette scottanti di Gheddafi, che potrebbero contenere gli incontri con altri leader europei e quindi informazioni importanti riguardi i rapporti con Sarkozy.

Ulteriori conferme sono arrivate nelle ultime ore dall’allora Ministro della Difesa italiano, Ignazio La Russa. In un'intervista a Il Giornale, La Russa ha avuto modo di sottolineare il ruolo di primissimo piano avuto dalla Francia nella decisione di intervenire militarmente in Libia. Ha inoltre confermato come lo scopo di Parigi non fosse tanto ristabilire una pace civile in territorio libico, quanto un attacco mirato e definitivo al Raìs e ai suoi fedelissimi.

Il cerchio parrebbe chiudersi perfettamente: dopo il finanziamento del 2007, Sarkozy ha colto la prima occasione possibile per eliminare tutte le possibili “spie”, Gheddafi compreso, organizzando dietro le quinte l’omicidio dell’ex colonnello. E oggi, angosciato dalle indagini svolte dalla magistratura al riguardo, ha optato per un poco fortunato tentativo di concussione per ottenere notizie, rimediando l’arresto.

Il tempo ci dirà se queste congetture abbiano o meno un riscontro effettivo con quanto accaduto. Certo è che sembrerebbe tutto davvero molto logico. Chissà se è anche vero.

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