È arrivata la condanna per Rocco Modaffari, 59 anni, lo zio del ragazzo accusato di aver picchiato la fidanzata. Come riporta L’Eco di Bergamo, il giudice lo ha condannato oggi (giovedì 23 ottobre) a 15 anni di reclusione per omicidio volontario, detenzione di arma con matricola abrasa e ricettazione. Modaffari si trovava già ai domiciliari, e la sentenza chiude uno dei casi più drammatici degli ultimi mesi: quello dell’uccisione di Roberto Guerrisi, il 42enne che aveva tentato di difendere la figlia dal fidanzato violento.
Un gesto paterno
La vicenda era nata da un occhio nero. La storia comincia il 28 dicembre 2024 a Pontirolo, ma tutto era partito il giorno prima a Boltiere. La figlia maggiore di Guerrisi, 22 anni, era finita in pronto soccorso con un occhio nero dopo essere stata picchiata dal fidanzato, un ragazzo di 19 anni.
I vicini, allarmati dalle urla, avevano chiamato i carabinieri e la giovane era stata trasportata al Policlinico San Marco.
Il giorno dopo, Guerrisi non aveva esitato: si era presentato, insieme al fratello Salvatore e a due zii, davanti alla concessionaria Db Car di via Isolabella per chiedere spiegazioni, azienda intestata a Domenico Bonfiglio, padre del 19enne. Quel gesto, che qualunque padre avrebbe fatto, alla fine gli costò la vita: dopo una prima una zuffa, Roberto è stato freddato a colpi di pistola.
Una rissa in tre atti
Quel giorno Roberto si era presentato tre volte davanti all’officina dei Bonfiglio. Una prima volta era andato in mattinata, ma in quella prima comparsa aveva trovato solo Modaffari e perciò se n’era andato. Poi si era ripresentato nel pomeriggio, verso le 14, quando sul piazzale c’erano Luigi Bonfiglio (fidanzato della figlia), il padre Domenico, lo zio Modaffari e il fidanzato senegalese della sorella. Da quell’incontro era nata inizialmente una discussione, poi una colluttazione, durante la quale il padre 42enne aveva sferrato un pugno a Domenico e una coltellata alla spalla del ragazzo africano.
Una stretta di mano, poi due spari
Finito lo scontro, Roberto Guerrisi si era allontanato, ma solo per tornare mezz’ora più tardi con i rinforzi: sette parenti. Trovò il cancello chiuso, e la faida familiare proseguì a distanza, con la barriera in mezzo a dividere i due gruppi.
Come ripreso dalle videocamere, Modaffari aveva fin da subito l’arma nella mano destra. Terminata la discussione iniziale, però, gli animi a un certo punto sembrano raffreddarsi. Addirittura si conclude una stretta di mano tra Bonfiglio junior e uno della famiglia Guerrisi. A quel punto, il gruppo che si trova all’esterno del cancello inizia ad allontanarsi, ma lo zio del 19enne alza la mano ad altezza d’uomo e spara due volte. Roberto Guerrisi muore poco dopo e il fratello viene ferito a un braccio.
Condannato a 15 anni
Il pm Giampiero Golluccio aveva chiesto una condanna a 17 anni e 8 mesi. Il gup ha invece riconosciuto l’attenuante della provocazione e condannato Modaffari a 15 anni. Il giudice ha disposto inoltre un risarcimento provvisionale di 35mila euro per ciascun familiare della vittima. Il difensore, Emanuele Occhipinti, aveva chiesto il riconoscimento della legittima difesa o, in subordine, dell’eccesso colposo, ma il tribunale ha ritenuto che Modaffari abbia agito in modo sproporzionato e consapevole.