È stato condannato l’uomo che aveva truffato una coppia di anziani a settembre: si era finto un perito del tribunale per controllare dei gioielli in casa. Bottino di circa 600 euro in contanti e preziosi per un peso superiore ai 600 grammi.
Come riporta L’Eco di Bergamo, la condanna è arrivata ieri (mercoledì 29 ottobre), ma non senza un risvolto inaspettato. In aula, un’altra signora anziana ha raccontato di aver subito lo stesso raggiro un paio di settimane prima. La donna, si era presentata al tribunale nella speranza di riconoscere il ladro, ma lui non c’era.
Un copione già visto
Truffe agli anziani: un copione tanto vecchio quanto efficace. Stavolta, il protagonista è un 37enne napoletano. Il colpo risale a fine settembre, quando una donna di 80 anni di Bergamo era caduta nella trappola di un finto carabiniere e di un “affidabile perito”.
Ormai il modo è sempre lo stesso. La telefonata con una voce gentile, una storia credibile e dei controlli urgenti da fare. Il falso esperto entra in casa, guarda, rassicura e, tra una parola e l’altra, sparisce con gioielli e contanti.

Da quanto era stato raccontato dall’ottantenne, un falso carabiniere ha chiamato la donna, spiegando che l’auto del marito era stata vista vicino a una gioielleria oggetto di un furto e che, per accertamenti, un perito avrebbe dovuto visionare i preziosi custoditi in casa. Poco dopo, alla porta si è infatti palesato un uomo incaricato dal tribunale, operante su richiesta del “maggiore Lucarelli” dei carabinieri, ovviamente inesistente.
Il perito, approfittando di un momento di distrazione dell’anziana, ha portato via gioielli e contanti dall’abitazione in via Da Rosciate.
Preso quasi subito
Il bottino, almeno, non gli è durato molto: gli agenti hanno fermato il 37enne alla stazione di Bergamo, mentre tentava di salire su un treno per Milano, con ancora addosso la refurtiva.
Il giorno successivo, il giudice ha convalidato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere. Attualmente ai domiciliari, il truffatore è stato processato con rito abbreviato, ottenendo lo sconto di pena previsto, ma la condanna è risultata comunque più severa rispetto a quanto richiesto dall’accusa (chiedeva solo quattro anni e 1000 euro di multa).
In aula, un déjà vu
Ma la vera sorpresa è arrivata durante l’udienza. Tra il pubblico, una seconda anziana donna, accompagnata dalla sorella, che non era lì per caso. La sua storia era identica, accaduta appena due settimane prima. Anche lei aveva ricevuto la chiamata di un falso militare, anche a lei era stato promesso un controllo sui gioielli di casa.
Risultato: altri preziosi spariti, stavolta per un valore stimato di diecimila euro. «Ho letto su L’Eco la notizia del furto – ha raccontato -. Mi sembrava di leggere la mia storia».
La rete delle truffe
Per ora, i casi sono due. Le indagini puntano a chiarire se si sia trattato di una coincidenza o di una banda organizzata, specializzata nei raggiri agli anziani. Il meccanismo, del resto, funziona sempre, grazie alla buona fede che molti anziani ripongono verso l’uniforme.