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Coronavirus, la proposta della Regione: «Scuole chiuse per altri 7 giorni. No a nuove zone rosse»

Coronavirus, la proposta della Regione: «Scuole chiuse per altri 7 giorni. No a nuove zone rosse»
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«La proposta che avanzeremo al Governo come Regione Lombardia, figlia di un ragionamento scientifico forte e valutata insieme ai massimi esperti, medici e scienziati lombardi, sarà quella di mantenere attiva per un’altra settimana le misure previste nell'ordinanza emessa domenica scorsa, sia nei comuni della "zona rossa", sia in quelli della "zona gialla". Anche perché il virus ha un periodo di incubazione di 14 giorni». Lo ha sottolineato l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera nel corso della consueta conferenza stampa indetta nel tardo pomeriggio di oggi (venerdì 28 febbraio) a Milano per fare il punto sulla situazione epidemiologica legata ai contagi da Coronavirus.

Tradotto, ad oggi la richiesta è quella di sospendere l'attività didattica anche per la prossima settimana, oltre al mantenimento delle altre limitazioni. Questa decisione dovrà essere accolta dal Governo, che al momento non si è ancora espresso in merito, come ha confermato l'assessore regionale alla protezione civile Pietro Foroni.

Inoltre, l'assessore regionale Gallera ha confermato che, nel documento, la Regione non ha incluso la richiesta di estendere la "zona rossa" anche all'area della Val Seriana in cui si sono verificati i contagi nella Bergamasca. «Dobbiamo aspettare che il Governo si esprima nel merito - ha spiegato il vicepresidente regionale Fabrizio Sala -. Nel nostro documento è prevista la possibilità di far decidere agli istituti scolastici che hanno i mezzi di poter svolgere le lezioni in via telematica». Bisognerà attendere la giornata di domani per sapere la decisione del Governo.

La volontà delle autorità regionali è quella di proseguire nell'opera di contenimento dell'infezione. «Attualmente sin Lombardia ci sono 531 casi positivi (19 per cento nella Bergamasca), di cui 235 ricoverati in ospedale e, al momento, 85 nelle terapie intensive - ha proseguito Gallera -. Dai dati raccolti ogni soggetto contagiato dal Covid-19 trasmette il virus ad altre due persone. La diffusione del virus è circoscritta ma ha un'incidenza alta nei territori colpiti. Il morbo clinicamente è facilmente risolvibile nel 90 per cento dei casi, tuttavia per il 10 per cento richiede il ricovero nelle terapie intensive, soprattutto se si tratta di pazienti anziani. Se la diffusione si estende secondo questo ritmo, gli ospedali andranno in grave crisi non solo per quanto riguarda i ricoveri da Coronavirus ma per quelli legati a tutte le altre patologie perché i posti, soprattutto nei reparti di rianimazione, sono limitati. Dobbiamo inoltre pensare a proteggere il nostro personale sanitario; il 10 per cento delle persone positive riguarda questa categoria professionale».

«La provincia di Bergamo, in particolare la bassa Val Seriana e l'ospedale di Alzano, sono stati coinvolti - ha spiegato il dottor Marco Rizzi, direttore del reparto malattie infettive dell'ospedale Papa Giovanni XXIII -. Nel giro di 5-6 giorni abbiamo registrato un numero crescente di casi e per questo abbiamo predisposto 100 letti per accogliere i malati da Coronavirus accertati o in corso accertamento. Questi posti però non bastano. L’epidemia è cresciuta rapidamente e dobbiamo garantire la cura delle altre patologie».

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