Coronavirus, Remuzzi: «L’epidemia a Bergamo non c’è più. In Lombardia un'immunità maggiore»
Il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri a margine del convegno tenutosi in Regione: «Non si tratta di un'immunità di gregge, ma degli anticorpi. Dove c’è stata una maggiore circolazione dell’infezione si è più protetti»
«L’epidemia a Bergamo, che è stato l’epicentro, non c’è più. Non c’è un singolo paziente in rianimazione o in pronto soccorso. Anche in Lombardia la situazione è buona; in tutta la regione ci sono soltanto 30 malati in rianimazione». A dirlo è il dottor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, intervenuto a margine del convegno “Covid-19, il virus ignorante”, organizzato dalla Fondazione The Bridge in collaborazione con Regione Lombardia.
La ragione sarebbe legata alla diffusione che ha avuto il morbo nelle prima fasi dell’emergenza sanitaria: particolarmente elevata al Nord, inferiore al Centro, pressoché assente al Sud Italia o nelle Isole. «L’epidemia ha avuto tre manifestazioni diverse, che è ben diverso dal dire che esistono tre epidemia diverse – prosegue Remuzzi -. Adesso questa situazione si è ribaltata, nonostante ci sia un decimo dei pazienti che avevamo in passato».
La paura del contagio poi nella diffusione dell’epidemia ha giocato un ruolo chiave. «Probabilmente siamo stati più attenti degli altri – conclude Remuzzi -. Inoltre, qui si è creata una certa immunità che non è quella di gregge, ma è un’immunità degli anticorpi. A Bergamo sono entrati in contatto con il virus una fetta di popolazione tra il 30 e il 50 per cento, in Lombardia del 20 per cento. Quindi dove c’è stata una maggiore circolazione dell’infezione si è più protetti. Dobbiamo avere pazienza; se facciamo le cose bene, mi auguro che sia così anche per il Sud».