Cosa aspettarsi dalla guerra all'Isis indetta dagli hacker di Anonymous
Il gruppo di attivisti informatici Anonymous ha annunciato con uno spot a regola d'arte di aver iniziato una serie di attacchi informatici contro le strutture dell'Isis, ormai fondamentali per il coordinamento delle varie cellule dell'organizzazione terroristica.
Dichiarazione di guerra. In seguito ai tremendi attacchi di Parigi, dove hanno perso la vita 129 persone, il gruppo hacker chiamato Anonymous è tornato a far parlare di sé annunciando l'impiego delle proprie forze per contrastare l'azione dello Stato Islamico. Il team di esperti informatici si era già schierato in passato contro ogni forma di terrorismo, lanciando centinaia di attacchi in grado di rendere inutilizzabili le tecnologie usate dagli jihadisti per coordinare i propri uomini sparsi per tutto il mondo. La prima dichiarazione di guerra allo Stato Islamico era arrivata a gennaio, dopo l'attacco alla sede del giornale Charlie Hebdo, ma dopo gli eventi di venerdì scorso il collettivo di attivisti ha fatto intendere di voler concentrare ancora di più i propri sforzi per questa causa.
Il messaggio. In un breve video di due minuti e mezzo vengono inizialmente mostrate alcune immagini drammatiche dell'attentato di Parigi, accompagnate da alcune scritte: «Basta terrorismo, basta sofferenza, basta morte, basta sangue, basta violenza. Basta». Poi ecco la voce di un annunciatore, che indossa l'ormai celebre maschera di Guy Fawkes. Porge le condoglianze ai familiari delle persone che hanno perso la vita nell'attentato del 13 novembre:
https://youtu.be/oZPucyvPiwc
«Saluti cittadini del mondo, noi siamo Anonymous. All'indomani di venerdì 13 novembre la Francia si è risvegliata scioccata per gli eventi terroristici che hanno colpito la Capitale. Per prima cosa vogliamo esprimere il nostro cordoglio e la nostra solidarietà alle vittime, ai feriti e ai loro familiari».
L'uomo mascherato, rappresentante simbolico della collettività dei membri di Anonymous, lancia poi quella che è stata chiamata l'Operazione Parigi, con l'hashtag #OpParis:
«Per difendere i nostri valori e la nostra libertà noi smaschereremo i membri dei gruppi terroristici responsabili di questo attacco. Noi non ci arrenderemo, noi non perdoneremo e faremo tutto ciò che è necessario per mettere fine alle loro azioni. Durante gli attacchi di Charlie Hebdo, abbiamo già espresso la nostra volontà di neutralizzare chiunque attaccasse le nostre libertà. Al seguito dell'ennesima tragedia, ribadiamo la nostra volontà nel mantenere la nostra ferrea linea. Facciamo dunque appello a voi: riunitevi, mobilitatevi e difendete queste idee. Aspettatevi una mobilitazione totale da parte nostra. Questa violenza non ci deve indebolire, essa deve al contrario darci la forza di riunirci e di lottare insieme contro la tirannia e l'oscurantismo. Noi siamo Anonymous, noi siamo legione, noi non perdoniamo, noi non dimentichiamo. Aspettateci».
Gli attacchi. L'azione degli attivisti contro il gruppo terroristico è volta a monitorare la presenza online dell'Isis, al fine di raccogliere informazioni sensibili e distruggere i loro canali di comunicazione sulla rete. Le agenzie di intelligence di tutto il mondo hanno più volte ricordato che l'arruolamento da parte dello Stato Islamico avviene in buona parte grazie a siti internet, forum e profili social che riuniscono gli estremisti sparsi per il mondo sotto la bandiera del Califfato. È quindi evidente come una guerra informatica possa essere fondamentale per danneggiare l'organizzazione terroristica.
L'Italia. L'ultima ondata di attacchi hacker potrebbe riguadare da vicino l'Italia. L'operazione è infatti guidata dalla sezione italiana di Anonymous, come ha voluto ribadire il suo fondatore in un'intervista a La Stampa: «Vogliamo stanare i jihadisti, identificarli, consegnare le loro identità all’opinione pubblica perché vengano fermati prima che possano commettere altri massacri. Allo stesso tempo ne oscuriamo la visibilità online una volta tratte le informazioni necessarie».
Spectators invade the pitch of the Stade de France stadium after the international friendly soccer France against Germany, Friday, Nov. 13, 2015 in Saint Denis, outside Paris. At least 35 people were killed in shootings and explosions around Paris, many of them in a popular theater where patrons were taken hostage, police and medical officials said Friday. Two explosions were heard outside the Stade de France stadium. (AP Photo/Michel Euler)
Police officers take position outside the Stade de France stadium after the international friendly soccer France against Germany, Friday, Nov. 13, 2015 in Saint Denis, outside Paris. At least 35 people were killed in shootings and explosions around Paris, many of them in a popular theater where patrons were taken hostage, police and medical officials said Friday. Two explosions were heard outside the Stade de France stadium. (AP Photo/Michel Euler)
Police officers take position outside the Stade de France stadium after the international friendly soccer France against Germany, Friday, Nov. 13, 2015 in Saint Denis, outside Paris. At least 35 people were killed in shootings and explosions around Paris, many of them in a popular theater where patrons were taken hostage, police and medical officials said Friday. Two explosions were heard outside the Stade de France stadium. (AP Photo/Michel Euler)
A police stands outside the Stade de France stadium after the international friendly soccer France against Germany, Friday, Nov. 13, 2015 in Saint Denis, outside Paris. At least 35 people were killed in shootings and explosions around Paris, many of them in a popular theater where patrons were taken hostage, police and medical officials said Friday. Two explosions were heard outside the Stade de France stadium. (AP Photo/Michel Euler)
Police officers secure the Stade de France stadium during the international friendly soccer France against Germany, Friday, Nov. 13, 2015 in Saint Denis, outside Paris. Two police officials say at least 11 people have been killed in shootouts and other violence around Paris. Police have reported shootouts in at least two restaurants in Paris. At least two explosions have been heard near the Stade de France stadium, and French media is reporting of a hostage-taking in the capital. (AP Photo/Michel Euler)
Rescue workers gather at victims in the 10th district of Paris, Friday, Nov. 13, 2015. Several dozen people were killed in a series of unprecedented attacks around Paris on Friday, French President Francois Hollande said, announcing that he was closing the country's borders and declaring a state of emergency. (AP Photo/Jacques Brinon)
Davanti al Ristorante Belle Equipe. (AP Photo/Daniel Ochoa de Olza)
France Paris Shootings
Il metodo. In questi mesi sono stati raccolte decine di siti web sospetti e centinaia di profili Twitter e Facebook utilizzati dai jihadisti per reclutare adepti, discutere ma anche organizzare operazioni di terrorismo. Partirà proprio da qui l'"Operazione Parigi", finalizzata inizialmente a violare questi account per poter raccogliere informazioni sensibili sulle identità degli attentatori e sulle loro mosse future. La fase successiva riguarda invece l'oscuramento di ogni sito e account usato dall'Isis, in modo da cancellare dal web il Califfato e rendere sempre più complicata ogni genere di comunicazione da parte dei propri membri. Il fondatore di Anonymous Italia ha spiegato che per questa fase vengono utilizzati anche dei bot, ovvero dei programmi automatizzati in grado di ripetere molte operazioni in breve tempo: grazie a segnalazioni a tappeto su Twitter e Facebook è infatti possibile attirare l'attenzione degli amministratori, che sono così costretti a cancellare gli account.
Strategie. Le segnalazioni di profili sospetti arrivano da centinaia di utenti, anche persone normali che non hanno particolari conoscenze informatiche, ma che cercano sui motori di ricerca o sui social network account che inneggiano alla guerra santa. In seguito un gruppo più ristretto di veri e propri hacker svolge un'analisi di ogni account, selezionando quelli realmente pericolosi anche grazie alla ricerca di determinate parole chiave o di immagini. La selezione è molto delicata, non è infatti facile distinguere tra chi esprime semplicemente il proprio malcontento per la politica occidentale e chi invece inneggia in maniera fanatica alla violenza in nome del Califfato.
Difesa. I membri del Califfato sono ormai a conoscenza di queste operazioni e perciò hanno organizzato in questi mesi una sorta di controffensiva, volta principalmente a bloccare gli account degli attivisti di Anonymous. Su diverse piattaforme di condivisione file utilizzate dai jihadisti, sono anche iniziati a circolare alcuni documenti che istruiscono i propri soldati ad essere meno individuabili sul web. Gli accorgimenti sono in realtà piuttosto banali e vanno dall'eliminazione di foto profilo troppo esplicite, come quelle che contengono la bandiera nera dello Stato Islamico, all'utilizzo di determinati hashtag per essere sicuri di indirizzare il proprio messaggio ai diretti interessati. «Io ho perso tre account in una settimana – si legge in uno di questi documenti – potrei tornare con un altro account ma non sarebbe abbastanza, perché ogni account cancellato significa anche la perdita di tutti i tweet e quindi l'impossibilità di raggiungere un gran numero di persone. Dobbiamo ammettere che Twitter ha trovato il modo di limitare la nostra azione, ma ad ogni problema c'è una soluzione».