Cosa cambia ora che a Bergamo la posta non arriverà ogni giorno

Da inizio aprile non riceveremo più la posta ogni giorno. Dopo un periodo di prova nel Pavese e nel Bresciano, dal 4 aprile verrà esteso anche a Bergamo e a tutte le altre province lombarde (esclusa l’area metropolitana di Milano e Monza) il piano di riorganizzazione studiato da Poste Italiane. Si tratta di un nuovo modello di recapito della posta, che funzionerà con la distribuzione a giorni lavorativi alterni. Detta in maniera più semplice, tra poco la consegna sarà effettuata il lunedì, il mercoledì e il venerdì una settimana, il martedì e il giovedì in quella successiva. Il piano prevede l’applicazione del nuovo modello di consegna in ben 5mila Comuni su tutto il territorio italiano.
Cosa cambia: meno postini, meno posta. Stando al progetto, il nuovo modello, che partirà il 4 aprile, avrà bisogno di circa un mese per essere totalmente operativo. Si stima che, a Bergamo, la riorganizzazione del sistema postale si completerà il 2 maggio. Il piano riguarderà soltanto la posta ordinaria, ovvero quella la cui consegna, per legge, deve essere garantita nell’arco di quattro giorni, mentre non toccherà tutti i servizi aggiuntivi delle Poste, cioè quelli prioritari, come alcuni tipi di raccomandate o la consegna dei giornali a domicilio. Al centro della riorganizzazione dell’azienda c’è una revisione del numero di portalettere impegnati "su strada". Molti di loro, infatti, saranno assegnati ad altre mansioni o comunque alleggeriti del compito della consegna porta a porta. La Provincia di Bergamo vedrà ridurre la propria “forza postale” di 132 unità complessive, ricollocate comunque all’interno di Poste Italiane. Più nello specifico, a Bergamo città saranno 22 i postini “tagliati” su un totale attuale di 81.
L’obiettivo dichiarato del piano industriale è quello di abbattere i costi di un servizio che, complice il sempre maggior utilizzo di strumenti come la posta elettronica, ha registrato negli anni un continuo calo del giro d’affari. Poste Italiane promette però che a fronte di questo ridimensionamento del proprio servizio ordinario verrà fortemente implementato quello aggiuntivo attraverso «una nuova offerta di servizi, più articolata e flessibile». Un esempio è la nascita del postino telematico, che trasforma il portalettere, citiamo, «in un piccolo ufficio postale itinerante a servizio del cittadino, con la possibilità di pagare bollettini, accettare corrispondenza, raccogliere e consegnare pacchi, ricaricare carte telefoniche e Postepay».
Le preoccupazioni dei Comuni di montagna. Progetto certamente interessante e, per certi versi, inevitabile vista la situazione finanziaria di Poste Italiane, non certo rosea. Ma che fa storcere il naso a tanti. Cgil e Uil, ad esempio, prevedono «grossi disagi per i cittadini». Slp-Cisl pare un pelo più ottimista, anche se guardinga: «Condividiamo la riorganizzazione, ma se l’azienda non garantirà gli impegni sottoscritti ne sospenderemo l’implementazione». In realtà il nuovo sistema di gestione della consegna della posta, in termini pratici, poco dovrebbe influire sulla vita di coloro che vivono in città o in centri abitati di facile copertura per Poste: oramai sono pochissime le persone che, ogni giorno, ricevono corrispondenza importante con servizio ordinario. Ben diversa la situazione di coloro che, già oggi, abitano in posti dove le Poste hanno spesso dimostrato incapacità di organizzazione e inefficienza. Stiamo parlando, per quanto riguarda la Bergamasca, dei piccoli paesi di montagna. L’ufficio postale di Albino, ad esempio, da solo serve l’intero circondario della bassa Val Seriana. Attualmente conta 41 postini al suo servizio, ma a partire da aprile, con il piano di riorganizzazione, vedrà questo numero abbassarsi drasticamente a 30. Non pochi, ma neppure abbastanza per offrire a tutti i paesi coinvolti una copertura degna.
Non si può dimenticare, infatti, che molti paesi di montagna non hanno neppure un ufficio postale presente e, dunque, anche l’assenza di un portalettere quotidiano può recare più di un problema. Poste ha giustificato questa decisione spiegando che verranno implementati in modo importante i servizi digitali e dunque accessibili via smortphone o pc. Peccato che, in alcuni Comuni delle alti valle bergamasche, la copertura telefonica è scarsa e Internet è lento. A sottolineare con maggior forza questa paradossale situazione, dove con l’intento di semplificare si rischia, purtroppo, di peggiorare ulteriormente un servizio già di per sé non all’altezza, è Jonathan Lobati, sindaco di Lenna e consigliere delegato di Forza Italia in Provincia. Lobati, commentando il piano di Poste, spiega che dal progetto «emerge la distanza che esiste tra la direzione centrale romana e il territorio periferico» e promette di presentare a breve «una mozione per chiedere alla Provincia di Bergamo e a tutti i Comuni di sollecitare il Governo affinché intraprenda azioni per avvicinare la montagna alle grandi città e che si metta un freno a queste iniziative che portano esclusivamente problemi a aree che vivono, per la loro conformazione geografica, già situazioni di forte criticità».