Cosa cambia (in peggio) per l'Italia se l'Austria controlla le frontiere
C’è la minaccia di un gigantesco tappo destinato a paralizzare mezza Italia. È quello che gli austriaci sono sempre più intenzionati a mettere al valico del Brennero, per evitare l’ingresso di profughi sul loro territorio. Werner Faymann, il premier di Vienna, lo aveva annunciato al premier Matteo Renzi lo scorso 12 febbraio, guardandolo negli occhi: «Al Brennero rimettiamo la frontiera». E ora dall’annuncio si sta passando ai fatti. La ministra dell’interno austriaca, Johanna Mikl-Leitner, ha rilasciato una dichiarazione in cui prevede che il numero dei migranti che attraverso il Mediterraneo raggiungono l’Italia potrebbe raddoppiare dai 150mila dello scorso anno a 300mila.
In vista delle elezioni. La ragione di tanta paura è in realtà soprattutto elettorale: il 24 aprile gli austriaci vanno alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali e il candidato della Fpoe, il partito nazionalista anti-migranti, per ora è così forte nei sondaggi da poter tenere fuori dal ballottaggio tanto i popolari che i socialdemocratici. Per questo il governo di grande coalizione fra socialdemocratici e popolari, in accordo con il governatore del Tirolo, Günther Platter, ha deciso di uscire allo scoperto. E di affrontare la situazione con una misura destinata ad avere un impatto clamoroso: lo scorso anno, per il territorio austriaco e le sue 12 frontiere erano passati 700mila migranti, quasi tutti in transito verso la Germania e gli altri paesi del nord Europa.
Un momento della manifestazione contro la chiusura dei confini al Brennero, 3 aprile 2016. ANSA/TOMASI
Un momento della manifestazione contro la chiusura dei confini al Brennero, 3 aprile 2016. ANSA/TOMASI
Un momento della manifestazione contro la chiusura dei confini al Brennero, 3 aprile 2016. ANSA/TOMASI
Un momento della manifestazione contro la chiusura dei confini al Brennero, 3 aprile 2016. ANSA/TOMASI
Come funzionerebbero i controlli. Al momento i controlli dei camion sono random. E il meccanismo funziona così: varcato il confine, i Tir provenienti dall’Italia devono uscire dall’autostrada A22 verso uno spiazzo sulla destra: in quel percorso viaggiano a velocità ridotta per poche centinaia di metri sotto gli occhi del personale predisposti ai controlli. In pochi vengono poi realmente fermati.
Il problema è che al Brennero, notte esclusa, passa un Tir ogni sette secondi: 40mila mezzi al giorno in momenti normali, il doppio nelle fasi di grande traffico. Il Brennero è arteria assolutamente vitale dell’export italiano. Il volume di merci che passa di qui rappresenta il 30 percento di tutto il traffico nord-sud nell’arco alpino. Nel 2014 la quantità di merci trasportata è stata attorno a 42 milioni di tonnellate, di cui 70 percento su gomma e il resto su rotaia. Per il passo del Brennero transita la bellezza di oltre due milioni di mezzi pesanti all’anno.
Gli austriaci ora vogliono ristabilire un vero e proprio posto di frontiera in mezzo all’autostrada, all’uscita della prima galleria in territorio austriaco. «Per i mezzi pesanti», ha spiegato Walter Pardatscher, amministratore delegato di Autobrennero, «gli austriaci intendono realizzare una corsia apposita, i tir verrebbero spostati su un piazzale. Quello che è sicuro è che si determinerà un ristagno dei veicoli e quindi ci saranno lunghe code». L’attrezzatura c’è già: lungo la deviazione è stato montato uno scanner termico in grado di segnalare il calore del corpo di eventuali clandestini nascosti nei container. A campione i camion verranno fatti passare nel marchingegno, con colossali rallentamenti.
Quanto costerà (all'Italia). E c’è chi ha già quantificato i costi di questo “tappo”: un’ora passata in più da un camionista sulla strada verso la Germania comporta almeno 280 euro di oneri supplementari. Complessivamente un milione di euro al giorno all’intero made in Italy, se i tempi di trasporto fra il Veneto e la Baviera si allungassero anche solo di mezz’ora per ogni convoglio.