Covid: i primi contagi tra il personale dell'ospedale di Alzano già l'11 febbraio
L’Indiscrezione è stata confermata dal professor Andrea Crisanti, consulente della Procura. I contagiati avrebbero potuto però sottoporsi al tampone solo il 23 febbraio
L’istituzione di una zona rossa in Val Seriana, sul modello di Codogno del Lodigiano, avrebbe sortito gli effetti sperati nonostante il Covid fosse già da tempo in circolazione? Oppure, il 23 febbraio, qualsiasi contromisura sarebbe risultata vana perché era già troppo tardi?
Domande a cui stanno cercando di dare una risposta in Procura. Questo perché gli operatori dell’ospedale di Alzano Lombardo avrebbero iniziato a manifestare sintomi legati al Covid l’11 febbraio, dodici giorni prima rispetto a quando è stato chiuso e poi riaperto il pronto soccorso alzanese.
L’Indiscrezione di positivi tra il personale sanitario ben prima del primo contagio ufficiale nella Bergamasca è stata pubblicata martedì scorso (29 giugno) dal Fatto Quotidiano e confermata dal professor Andrea Crisanti, microbiologo dell’università di Padova, nominato consulente dalla Procura che sta indagando sulla gestione della prima ondata pandemica.
Secondo quanto riporta CorriereBergamo, l’11 febbraio dell’anno scorso già si sarebbero potuti contare 42 persone contagiate, le quali però solo il 23 febbraio avrebbero potuto effettivamente sottoporsi al tampone di controllo.
Il professor Crisanti e gli altri consulenti, grazie a modelli matematici, cercheranno di confrontare i contagi tra gli operatori sanitari di Alzano con quelli degli altri ospedali, bergamaschi e non. Ma cercheranno anche di scoprire se l’evoluzione dell’infezione nell’ospedale alzanese rispecchi o meno la diffusione del contagio avvenuta all’esterno.