Cosa ci dicono i numeri

Covid, serve molta attenzione: come mostrano i dati, stiamo camminando sul filo

Continua il calo dei ricoveri in Lombardia (unica eccezione martedì), anche nelle terapie intensive. L'infettivologo del papa Giovanni Marco Rizzi: «Nel complesso, situazione buona, ma gli ospedali non sono vuoti»

Covid, serve molta attenzione: come mostrano i dati, stiamo camminando sul filo
Pubblicato:
Aggiornato:

di Angela Clerici

«Non siamo tornati a zero, quindi dobbiamo stare attenti, molto attenti, altrimenti torneremo in alto mare». Marco Rizzi, primario della divisione di Malattie infettive al Papa Giovanni parla chiaro: dobbiamo restare nella prudenza perché il pericolo che questo maledetto coronavirus torni a mordere e a fare male è sempre dietro l’angolo. I numeri degli ultimi giorni confermano questo camminare sul filo. L’andamento alla riduzione è confermato, ma con un netto rallentamento.

Vediamo. Venerdì scorso i ricoverati in Lombardia sono scesi di 137 persone (reparti normali) mentre nelle terapie intensive il calo è stato di nove unità. La percentuale dei positivi sui tamponi fatti è stata dell’8,1 per cento. I decessi sono stati 60. Il giorno dopo, sabato 19 dicembre, la tendenza si è rivelata stabile (meno 161 negli ospedali, meno 10 nelle terapie intensive, tamponi positivi al 7,1 per cento) con una crescita del numero di morti (105 persone). Domenica più o meno la stessa cosa, con la discesa anche dei morti (sono stati 49) e lunedì ha confermato questo andamento (41 decessi). Il numero che ha invece lasciati perplessi è stato quello di martedì 22 dicembre perché non soltanto i ricoveri nei reparti normali degli ospedali non sono diminuiti, ma addirittura sono cresciuti: 58 in più. Per il resto l’andamento è confermato: meno 21 ricoveri nelle terapie intensive, numero di positivi sui tamponi al 7,1 per cento. Salgono i morti (sono stati novantadue). Ieri, mercoledì 23 dicembre, hanno ricominciato a scendere anche i ricoveri normali (meno 47). Che cosa si può dire di questi numeri?

Risponde ancora Marco Rizzi, medico infettivologo che in questi mesi ha sempre dimostrato di avere una visione nitida dei fenomeni in atto. Dice Rizzi: «I numeri a Bergamo, ma anche in Lombardia, restano sostanzialmente buoni, con l’eccezione del dato dei ricoveri di martedì, che però ha coinciso con una buona discesa nelle terapie intensive e con un calo della percentuale dei positivi. È salito il numero di morti, ma sempre nel “range” che conosciamo. Quindi direi che i numeri ci dicono di fare attenzione: siamo ancora in una fase buona, ma la situazione può sempre ribaltarsi».

Rizzi raccomanda la prudenza, raccomanda di rispettare le regole con scrupolo. Continua: «Detto questo, bisogna considerare che questa seconda ondata, in Bergamasca, è stata molto limitata, assolutamente nulla a che vedere con quanto accaduto in marzo e aprile. Direi che da noi le cose sono andate come avevamo previsto: si è creata, soprattutto in città e nelle valli, una zona relativamente immune, proprio a causa dell’alto numero di persone che in primavera avevano contratto il virus». Ora si parla di terza ondata e di variante inglese. Che cosa dobbiamo aspettarci? Risponde Rizzi: «La variante inglese esiste, certo, come altre varianti. I virus mutano con una certa facilità... questa sembra si trasmetta con maggiore facilità, ma non appare più pericolosa delle altre. (...)».

Continua a leggere su PrimaBergamo in edicola fino al 7 gennaio, oppure in versione digitale cliccando QUI

Seguici sui nostri canali