Il primo campionato in India
La globalizzazione del calcio prosegue, a ritmi serratissimi. E, se negli ultimi anni, siamo stati abituati a vedere il mondo del pallone occidentale “colonizzato” dai grandi magnati dell’Est, con sempre più squadre a venir rilevate da multimiliardari asiatici, questa volta il processo è contrario: è l’Oriente a chiedere qualcosa da noi, nello specifico una cultura calcistica finora pressoché ignota, ma che fa gola a paesi che sul piano internazionale stanno acquisendo sempre più peso. È il caso dell’India, che il 12 ottobre darà il via al suo primo campionato di calcio professionistico, la Indian Super League. Sarà un torneo composto da otto squadre, che si sfideranno per circa tre mesi alla caccia del titolo di campioni d’India.
Un fenomeno anzitutto economico. È comunque innegabile che l’idea di fondo che ha generato questa nuova avventura sportiva sia anzitutto economica. Un paese in netta ascesa come l’India (non a caso membro dei Brics) non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di cimentarsi in un fenomeno come il calcio che ormai, oltre che sportivo e sociale, è in gran parte anche economico. Il nuovo torneo, come pronosticabile, ha attirato tantissimi investitori da ogni parte del mondo. Per fare qualche esempio: i Della Valle, proprietari della Fiorentina, detengono il 15 per cento della squadra Pune City (alla quale è stata imposta proprio la casacca viola); una buona parte di quote della società è detenuta, inoltre, da Salman Khan, famosissimo attore bollywoodiano e vera e propria icona mediatica in tutta l’Asia. Il cinema indiano ha deciso di investire forte nel calcio: oltre a Khan ci sono John Abraham, proprietario del North East United, e Abhishek Bachchan, che ha allestito una squadra a Chennai. Il miliardo e duecento milioni di potenziali tifosi ha fatto gola anche a Rupert Murdoch, che ha finanziato il torneo assieme alla multinazionale Img Worldwide e alla Reliance, gigante del petrolio di proprietà di Mukesh Ambani, uno degli uomini più ricchi al mondo. Murdoch trasmetterà le partite sul suo network Star Tv che, negli anni, ha polverizzato ogni record di ascolti in India con il cricket. Altro esempio significativo è quello di Enrique Cerezo, presidente dell’Atletico Madrid e principale finanziatore della squadra di Calcutta dell’Atletico Kolkata, a cui, esattamente come i Della Valle, ha imposta la maglia identica a quella dei campioni di Spagna. Un enorme mercato insomma, a cui sembra che da tutto il mondo si intenda attingere a piene mani.
Tante vecchie glorie. Esattamente come fu negli ’70 con la neonata Major League Soccer negli Stati Uniti, o in tempi più recenti con i campionati mediorientali, tanti calciatori ormai a fine carriera o che addirittura già avevano appeso le scarpette al chiodo, hanno deciso di cimentarsi in questa nuova avventura, attirati da importanti stipendi e da un pubblico osannante. È il caso ad esempio di Alex Del Piero, ormai vero e proprio globetrotter del pallone, e David Trezeguet, ingaggiati rispettivamente da Delhi Dynamos e Pune City, squadre che peraltro si fronteggeranno alla prima giornata di campionato. Oppure di Nicolas Anelka e Frederic Ljungberg, vecchie stelle della Premier League inglese e ora pronti a contendersi nuovamente un titolo nazionale. Freschissima è inoltre la notizia dell’arrivo di Marco Materazzi: l’ex difensore dell’Inter ed eroe della vittoria mondiale del 2006 ha infatti raggiunto un accordo con i Chennai Titans, è sarà anche lui in campo all’apertura del 12 ottobre. Grandi nomi anche sulle panchine: da Ruud Gullit a Zico, sono in tanti ad aver intrapreso questa pionieristica impresa di portare la cultura del calcio in questi nuovi lidi.