L'analisi

Dal settore dell'edilizia bergamasca arrivano timidi segnali di un'inversione di tendenza

Nonostante un gran numero di imprese abbia chiesto le prime nove settimane di cassa previste dal decreto Cura Italia, dalla fine del lockdown l’utilizzo dell'ammortizzatore sociale si è ridimensionato

Dal settore dell'edilizia bergamasca arrivano timidi segnali di un'inversione di tendenza
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La ripresa economica è lenta e tarda a manifestarsi, tuttavia il settore dell’edilizia bergamasca inizia a far segnare punti di un’inversione di tendenza sensibili. È quanto emerge dai numeri pubblicati dalle centrali di Edilcassa e Cassa Edile, accolti con cauto ottimismo anche dai sindacati. Nello specifico, dalla lettura dei dati si evince che le imprese hanno chiesto in maniera massiva le prime nove settimane di cassa (con causale Emergenza Covid-19 nazionale) previste dal decreto Cura Italia, ma dalla fine del lockdown l’utilizzo del finanziamento statale si è ridimensionato. Tuttavia, le imprese che hanno continuato ad usufruire degli ammortizzatori sociali hanno finito quelli attivati dai primi Dpcm e ora stanno utilizzando le proroghe previste dal decreto di agosto.

«Per alcuni versi la crisi sanitaria ha accentuato una situazione già in fase di rallentamento, nell’ultimo trimestre 2019, con dati che segnavano un calo del Pil di circa il 15 per cento – commentano Giuseppe Mancin, Simone Alloni e Luciana Fratus, segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil -. Le aziende del manifatturiero, legate in maniera significativa all’export, subiscono ancora oggi il rallentamento causato dall’emergenza sanitaria ancora molto sviluppata nei Paesi asiatici o in America. Durante il periodo antecedente la ripresa lavorativa molti sono stati i protocolli di sicurezza predisposti e condivisi con le Rsu e Rls, garantendo così attenzione diffusa al Covid-19 all’interno dei luoghi di lavoro».

Prendendo a riferimento il periodo che va dall’ 1 ottobre 2019 al 31 luglio 2020 (anno casse edili), si evince uno scostamento negativo pari al 13,87 per cento sulla massa salari, del 14,73 per cento sulle ore lavorate, del 2,85 per cento sulle imprese e del 2,86 per cento sui lavoratori rispetto allo stesso periodo antecedente (1 ottobre 2018 - 31 luglio 2019). Un trend negativo generato quasi esclusivamente dai mesi marzo e aprile dove si è registrato un calo medio tra il 60 per cento ed il 70 per cento. «Il settore nel lockdown non si è e fermato completamente, in quanto alcune lavorazioni sono state ritenute essenziali oppure inserite nel codice Ateco delle attività autorizzate a lavorare».

Ciononostante, i sindacati evidenziano come le misure di prevenzione dei contagi adottate dal Governo hanno rallentato la timida crescita del settore edile che 2019 vantava indicatori positivi rispetto agli anni della crisi. Al contrario, le misure adottate per contrastare gli effetti economici generati dalla pandemia (decreti Cura Italia, Rilancio e Semplificazioni) hanno aiutato imprese e lavoratori. Tra l’altro le organizzazioni sindacali si dicono soddisfatte per alcune modifiche recepite nell’ultimo testo del Decreto Semplificazioni: tra queste l’adeguamento normativo che introduce il Durc di congruità a garanzia del rapporto tra valore dell’opera e congruo numero di maestranze occupate; l’inserimento della clausola di assegnazione sui criteri dell’offerta economicamente più vantaggiosa e non per massimo ribasso; il confronto con le parti sindacali nelle grandi opere per incentivare la contrattazione d’anticipo.

«In questo momento storico è necessario un forte patto sociale che superi le posizioni di principio e adegui i rapporti di lavoro, riconoscendo la giusta dignità a chi contribuirà a mantenere vivo il valore aggiunto delle produzioni in Italia - concludono Mancini, Alloni e Fratus -. In tal senso un pensiero va rivolto ai lavoratori delle industrie del legno che con 17 mesi di trattativa alle spalle, ad oggi, non vedono ancora il rinnovo del proprio contratto collettivo nazionale scaduto. Nel mondo delle costruzioni, per garantire la ripresa, sarà necessario attivare tavoli di confronto con le istituzioni e con le stazioni appaltanti».

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