Azienda Agricola La Coccinella

Dalmine, le mucche rifiutano il fieno inquinato dalla fogna

Dalmine, le mucche rifiutano il fieno inquinato dalla fogna
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Cinquanta bovini, cavalli, capre, pecore, asini, galline, conigli, anatre, oche, cani e gatti. Non manca niente all’azienda agricola «La Coccinella» di via Cave, nei pressi del parco del Brembo, a Dalmine. Una vera e propria fattoria gestita da Omar Facoetti e da sua moglie Emanuela Arnoldi, aiutati dai genitori di lui, Antonio detto «il Magico» ed Ermina. Sono quarant’anni che la famiglia Facoetti porta avanti questa realtà. Da fare c’è tanto, accudire il bestiame è impegnativo, si lavora dalla mattina alla sera. La loro principale attività economica è la vendita di carne: «Mandiamo le nostre mucche al macello e prepariamo le cassette di carne per i clienti», spiega Omar.

L'acqua inquinata. Poco distante dalla fattoria c’è un campo di loro proprietà che serve per produrre fieno per gli animali. Purtroppo però questo tipo di foraggio non è sempre gradito alle bestie. Il problema risiede in un ex depuratore abbandonato, come spiega il titolare: «Il canale scorre a ridosso del mio campo e quando piove, soprattutto con i forti temporali che si verificano negli ultimi anni, l’acqua fuoriesce e allaga il terreno». Fin qui nulla di grave, se non fosse che insieme al l’acqua arrivano rifiuti di ogni tipo, soprattutto quelli legati alle condotte fognarie, come pannolini, assorbenti, cotton fioc.

 

 

Risultato? «Le mucche non mangiano più, quell’erba non la vogliono e sono costretto a buttarla e ad acquistare il fieno da altri», dice Omar. Così il lavoro per il taglio dell’erba è sprecato, il foraggio è da smaltire e bisogna pure pagare altro denaro per l’acquisto di nuove balle di fieno. E per cinquanta bovini, più cavalli, asini, pecore e capre, di balle ce ne vogliono parecchie. «Sono andato tante volte a lamentarmi in Comune, ma non mi hanno mai ascoltato. Basterebbe un piccolo intervento, una modifica dell’ex depuratore e il problema sarebbe risolto». Non potete usare l’acqua del fiume per bagnare il campo? «No, è vietato. Possiamo usare solo quella della roggia Brembilla. Fino a una decina di anni fa c’era più libertà nell’utilizzo delle risorse idriche, ma ora ci sono le nuove regole e dobbiamo far riferimento a quelle».

Omar ama il suo lavoro, per questa azienda agricola ha dato tutto. Tanto che da nove anni è costretto su una sedia a rotelle a causa di un incidente sul lavoro. Gli era caduta addosso una balla di fieno da duecento chili e da allora non cammina più. Ora dirige la sua azienda perché anche il lavoro di organizzazione è impegnativo, quando si tratta di gestire così tante bestie. Mentre gli parliamo, invita sua moglie ad andare a Treviglio: «Oggi viene il veterinario per l’inseminazione della cavalla, bisogna andare a prendere il seme perché dobbiamo farglielo trovare pronto».

Gli altri problemi della zona. La famiglia Facoetti ama la fattoria e tutta l’area che la circonda anche se, ammette, ci sarebbe qualche miglioria da fare. La zona è frequentata, i dalminesi ci vanno volentieri a camminare, a far passeggiare il cane, ma i servizi mancano. Ad esempio l’illuminazione pubblica, sono tanti i lampioni che non funzionano da tempo e che non vengono sistemati. Parecchie persone, soprattutto donne e ragazze, non si fidano a passeggiare la sera lungo il percorso, soprattutto ora che nei campi le spighe di mais sono molto alte e costituiscono un buon nascondiglio per maniaci e malintenzionati.

 

Omar Facoetti con i genitori Antonio, detto «Il magico», ed Ermina, che lo aiutano nella conduzione dell’azienda

 

La pulizia della zona non è proprio efficiente e soprattutto ci sono parecchi incivili che raggiungono il parco del Brembo per abbandonare sacchi di spazzatura, a volte anche rifiuti ingombranti, che vengono prontamente segnalati dalle guardie ecologiche, ma che spesso rimangono dove sono per diversi giorni. Solo poco tempo fa il Comune ha fatto rimuovere delle lastre di eternit che giacevano impacchettate alla bell’e meglio sul ciglio della strada. Altre nascoste tra i rovi dell’oasi denominata «Il laghetto», recentemente sistemata e resa accessibile al pubblico. Manca anche una fontanella, un punto dove persone e cani possano bere lungo il percorso circolare che si addentra nel Plis del Basso Brembo, magari da sistemare nel punto di accesso al fiume. E magari anche un bar, una piccola area ristoro.

I controlli però non mancano, dato che è una zona lontana dalle abitazioni, isolata dal centro e che a volte viene utilizzata come punto per lo spaccio. I carabinieri della stazione di Dalmine, la Polizia locale, la vigilanza privata e le guardie ecologiche si fanno vedere spesso nel parcheggio e lungo il percorso, in modo da scoraggiare questo tipo di attività illecite. Anche i vandali purtroppo prendono di mira questo posto e spesso danneggiano gli arredi urbani, le panchine di legno, le staccionate. Non sono molti i residenti in questa zona, sono per lo più famiglie che gestiscono attività agricole e che conoscono profondamente questo posto, con le sue bellezze, le sue risorse e i suoi problemi.

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