La fine dell'impresa Pandini
BERGAMO – La Pandini Srl, storica impresa di costruzioni della città di Bergamo, ha reso pubblica lunedì mattina la liquidazione volontaria. L’annuncio della delibera, approvata il 14 luglio, suona come la fine di un’era per una delle principali società dell’edilizia orobica.
La liquidazione - «Con l’apertura della liquidazione volontaria la società potrà assicurare il pagamento dei debiti verso tutti i dipendenti dell’impresa e verso tutti i creditori sociali in base agli accordi raggiunti e omologati del Tribunale di Bergamo», scrive la società in un comunicato. Cosa significa? Che il liquidatore Carmine Pagano, commercialista bergamasco a cui è stato affidato l’incarico, avrà a disposizione l’intero patrimonio aziendale per raccogliere i fondi necessari a pagare i creditori, in primo luogo i dipendenti. La società viene sciolta e cessa la sua attività, occupandosi soltanto di pagare i debiti accumulati secondo gli accordi presi, a cui fa riferimento la nota. Questi ultimi fanno parte della proposta di piano di rientro dei debiti presentata nell’ottobre del 2013, insieme alla richiesta di ristrutturazione dei debiti, e approvata dal Tribunale.
Un provvedimento di questa portata, dunque, era già nell’aria. Ma nove mesi fa la notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno: la Pandini Srl annunciò la presentazione della richiesta della procedura di ristrutturazione dei debiti dopo essere stata considerata, fino a qualche settimana prima, perfettamente sana. Un risultato sorprendente, dunque. A tratti inspiegabile. In realtà la vicenda è intricata, e su alcuni aspetti della crisi sta da tempo indagando la Procura.
L'inchiesta - False comunicazioni sociali e mendacio bancario: sono queste le ipotesi di reato contestate ai membri della dirigenza della Pandini in seguito alla denuncia di Giorgio Pandini, architetto, responsabile dei cantieri. La bufera ha coinvolto i fratelli Guido e Giulio, membri del Consiglio d’Amministrazione, il sindaco e revisore unico Claudio Cavalli e Mario Vicini, ragioniere e dirigente amministrativo della società.
Per chiarire alcuni punti oscuri è necessario ripercorrere le tappe della crisi fin dall’inizio. Dal momento in cui, cioè, la società deposita presso il Tribunale di Bergamo la richiesta di concordato preventivo, il 1 ottobre 2013. Attraverso tale procedura la società in difficoltà cerca un accordo con i creditori per evitare di essere dichiarata fallita. Un provvedimento simile sembra essere giustificato dal fatto che l’azienda dichiari, nel bilancio d’esercizio 2012, un passivo di circa 12,9 milioni di euro. Ma com’è possibile, se nello stesso documento, approvato il 7 maggio 2013, la società dichiarava di essere in rosso di “soli” 150 mila euro?
La chiave per capire l’evolversi della vicenda è proprio qui. Il bilancio è stato approvato due volte. La prima, il 7 maggio dell’anno scorso. La seconda, con cui è stato modificato e riapprovato, a settembre, in seguito alla scoperta di ‹‹gravi manipolazioni contabili subite dalla società e in ragione delle difficoltà finanziarie gestionali sopravvenute››, secondo la relazione di Giulio Pandini. Quest’ultimo, insieme al fratello Guido, avrebbe infatti scoperto solo a settembre che i documenti contabili della società erano stati pesantemente modificati per coprire il passivo e ottenere liquidità da parte delle banche. In che modo? Secondo il pm Monia Di Marco, tramite l’emissione di fatture ‹‹successivamente stornate in contabilità e/o sostituite e/o corrette, aventi quale unico scopo quello di creare liquidità alla stessa società›› attraverso il ricorso massiccio al finanziamento tramite il meccanismo dell’”anticipo fatture” da parte delle banche. In altre parole, gli istituti di credito sarebbero stati di fatto truffati: la società avrebbe emesso documenti contabili falsi, che testimoniavano crediti inesistenti della Pandini Srl presso terzi, per poter godere di anticipi su quelle stesse fatture.
La prima versione dei fatti, quella di Giulio e Guido Pandini, individuerebbe nell’unico responsabile il ragioniere Mario Vicini, querelato dai due nell’ottobre 2013. La versione del minore dei fratelli, Giorgio, è diversa. Secondo lui, infatti, gli altri due non potevano non essere a conoscenza degli eventi che avrebbero portato a simili irregolarità. Di fatto il pm Di Marco sembra dare ragione a quest’ultimo. Nella richiesta di archiviazione presentata il 13 dicembre 2013 nei confronti di Vicini, scrive infatti che ‹‹le somme anticipate dalle banche sulla scorta delle fatture successivamente stornate, sono confluite nelle casse sociali e nessun vantaggio risulta averne tratto il Vicini, che non aveva altresì alcun interesse a recare danno alla società per cui lavorava››. Inoltre, aggiunge il magistrato, dalle dichiarazioni dello stesso ragioniere si evince che egli aveva già informato i dirigenti della situazione.
Giorgio Pandini sostiene di essere venuto a conoscenza del problema solo il 2 settembre 2013, e solo per caso. Di fatto, è ciò che afferma nelle venti pagine di denuncia sporta contro i fratelli, contro il revisore Cavalli e contro lo stesso Vicini. Ad aprile di quest’anno, però, è stato nuovamente convocato in procura, di fronte al pm Cristina Rota, che segue le indagini, per confermare la sua versione dei fatti e ribadire di essere stato all’oscuro di tutto fin quando la situazione di grave dissesto economico non è stata resa pubblica dai fratelli. In sostanza, secondo Giorgio, non potevano non sapere. E avrebbero, per giunta, macchinato alle sue spalle per occultare i fatti.
La società - Una delle più prestigiose società di costruzioni della città, fondata dall’ingegnere Giovanni Pandini nel 1957, mette la parola fine alla sua lunga storia. Ha lavorato, nel corso degli anni, a importanti complessi industriali e ha realizzato gli stabilimenti di Bayer, Brembo, Italcementi (e del noto laboratorio i.lab al Kilometro Rosso), dando lavoro, nel 2012, a 111 dipendenti. Si è resa partecipe anche dei lavori di restauro della facciata e dello scalone di Palazzo della Ragione in Piazza Vecchia e dell’Accademia Carrara. Nel 2011 il fatturato è stato di 22.915.000 euro, nel 2012 di 14.080.000.
La liquidazione volontaria. Si contrappone alla liquidazione giudiziale che si determina a seguito di provvedimento dell’autorità governativa nei casi previsti dalla legge. Con la liquidazione volontaria i soci manifestano la loro volontà di cessare l’attività dell’impresa e di dare inizio alla fase di liquidazione durante la quale viene reso disponibile il patrimonio della società allo scopo di pagare i creditori sociali e di consentire la divisione tra i soci dell’eventuale residuo. A seguito dello scioglimento e durante la fase di liquidazione la società non prosegue più le finalità per la quale era stata costituita, ossia lo scopo di lucro attraverso l’esercizio dell’attività di “costruzione di edifici residenziali e non residenziali”, e tende a definire i rapporti sorti precedentemente, cioè ha una funzione liquidativa. Con la delibera di scioglimento e messa in liquidazione viene nominato dai soci un liquidatore che sostituisce l’organo amministrativo. Nel caso specifico della Pandini SRL l’incarico è stato affidato al dottor Carmine Pagano, commercialista in Bergamo.
Quali le conseguenze? Essendo la decisione presa, dopo che il tribunale di Bergamo ha omologato gli accordi di ristrutturazione dei debiti presentati dalla società, ai soci certamente non rimarrà nulla da dividere al temine della liquidazione, i creditori saranno pagati col ricavato della liquidazione ma solo parzialmente, secondo il progetto presentato e omologato dal tribunale (per l’approvazione la norma prevede che l’accordo fosse sottoscritto dai creditori che rappresentino almeno il 60% dei crediti) e i dipendenti verranno integralmente soddisfatti, ma vista la cessazione dell’attività dovranno ricercarsi un altro posto di lavoro.