Detenuto 49enne del carcere di Bergamo muore in cella per avere inalato gas
La vittima è un bergamasco con problemi di tossicodipendenza. Non si esclude il suicidio, ma forse era solo un modo per “sballarsi”
di Andrea Rossetti
Quando muore un detenuto, la notizia “viaggia” a velocità ridotta. E spesso neppure arriva sulle pagine - digitali o cartacee - dei media. Qualcuno potrebbe definirla omertà, altri una forma di autoconservazione di un sistema che vive costantemente al limite, tra sovraffollamento e carenza di personale.
«Condizioni impietose»
Il carcere di Bergamo, da questo punto di vista, è uno di quelli che vive una delle situazioni più drammatiche: secondo il report annuale dell’associazione Antigone, il tasso di sovraffollamento della struttura di via Gleno nel 2021 era pari al 165 per cento, ben al di sopra della media lombarda (129,9 per cento) e di quella nazionale (107,4 per cento). E non passa mese senza che i rappresentanti della Polizia penitenziaria non sottolineino le «condizioni di lavoro impietose» in cui sono costretti a operare a causa della carenza di personale, tra turni massacranti, ferie negate e sempre più detenuti.
Morto un detenuto bergamasco di 49 anni
Talvolta, però, c’è qualcuno che decide di rompere il muro di silenzio e rendere noto a tutti il dolore e la disperazione che si provano dietro le sbarre. Era successo la scorsa estate, quando nel giro di una settimana due detenuti marocchini, di 31 e 35 anni, si erano tolti la vita; è successo in questi giorni, quando a morire è stato un 49enne bergamasco. In questo caso, non è chiaro se l’uomo si sia tolto la vita o sia rimasto invece vittima di un tragico “incidente”. Quel che si sa è che è deceduto per aver inalato del gas. Un volontario che opera nel carcere di via Gleno - e che preferisce restare anonimo - spiega: «Capita spesso che i detenuti, soprattutto quelli con problemi di tossicodipendenza, cerchino di “sballarsi” inalando il gas dei fornelletti che hanno in cella per prepararsi qualcosa da mangiare».
In effetti, il 49enne deceduto era in carico al Sert e aveva un passato fatto di tanti problemi di droga e dipendenza. Ma il suo percorso in quel di via Gleno stava andando bene: presto avrebbe ottenuto l’affidamento ai Servizi sociali e avrebbe iniziato un tirocinio lavorativo al Comune di Solto Collina. Tutti questi elementi portano ad escludere, almeno teoricamente, l’ipotesi del suicidio. (...)