Diagnosi sbagliate all'occhio, ma nessun medico vuole fare il perito di parte
Una 38enne ha dovuto dimettersi per una malattia grave che i dottori del Policlinico di Zingonia e del Papa Giovanni non hanno compreso
di Federico Rota
Immaginate a 38 anni di trovarvi disoccupati a causa di una malattia neurologica per cui, a oggi, non c’è una cura risolutiva. Immaginate anche di dover trascorrere anni dentro e fuori dagli ospedali per ottenere una diagnosi, visto che per gli specialisti che vi hanno visitato inizialmente eravate solo depressi. Infine, dopo essere stati dichiarati invalidi al 75 per cento, immaginate di chiedere giustizia, ma di non riuscire a trovare neanche un medico disposto ad assistervi come consulente di parte.
È la storia di Sofia, nome che utilizzeremo per tutelare la riservatezza della donna al centro di questa vicenda di malasanità. «Non sappiamo il perché di questa ritrosia da parte dei medici - ci dice il suo avvocato - ma tutti i dottori contattati, dopo aver accettato il caso, poi disdicono l’appuntamento accampando motivazioni che non c’erano fino a un minuto prima di ricevere le carte. È come se la ragione fosse l’aver letto il nome dei loro colleghi coinvolti. Finora, ben quattro medici hanno rifiutato di essere periti dalla nostra parte».
In tribunale a Bergamo è stato aperto un accertamento tecnico preventivo, che attraverso una perizia punta ad accertare eventuali responsabilità dei dottori chiamati in causa, in servizio al Papa Giovanni e al Policlinico San Marco di Zingonia. «Abbiamo deciso di non chiedere una causa penale, ma soltanto civile», aggiunge la legale.
Il calvario di Sofia è iniziato quattro anni e mezzo fa, ma è soltanto ad agosto dell’anno scorso che - dopo una serie di diagnosi sbagliate - una neurologa di Pisa le ha detto cosa la affligge. «Blefarospasmo associato a un principio di miastenia», ci racconta al telefono Sofia, pochi minuti prima di essere visitata da uno specialista del Don Gnocchi di Milano. Il blefarospasmo causa la chiusura involontaria della palpebra, mentre la miastenia è una condizione per cui i muscoli volontari si indeboliscono. Non esistono cure definitive, solo trattamenti che possono ridurre i sintomi. Come le infiltrazioni periodiche di botulino, ragion per cui Sofia si è rivolta al centro milanese.
«Spero che la terapia possa contenere gli spasmi e mi permetta di avere una vita quasi normale - spiega -. Quando osservo qualcosa, che sia da vicino o da lontano, oppure ci sono variazioni nella luce, la palpebra si chiude in automatico, ha degli spasmi. Sono praticamente obbligata a usare sempre gli occhiali da sole. Ero una parrucchiera, con un problema del genere ho perso tutto».
La diagnosi pronunciata dal primo neurologo che l’aveva visitata, in ospedale a Zingonia, era di depressione. (...)