Non basta la simpatia

Come si valuta un primo cittadino

Come si valuta un primo cittadino
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Un sindaco della Val Seriana, non più ricandidato, ma molto stimato dai suoi concittadini ci ha suggerito dieci parametri utili a giudicare l’operato di un primo cittadino e la qualità di un’amministrazione. Una pagella, o una top ten.

Breve premessa: è difficile riconoscere alcuni di questi elementi dall’esterno, perché spesso sfuggono all’occhio dell’elettore. Il rapporto con gli altri membri dell’amministrazione comunale non si sviluppa di fronte ad un pubblico, e spesso rimane nascosto. Abbiamo preferito quindi raggrupparli e ordinarli in ordine di visibilità e di accessibilità al cittadino, per fornire la chiave di lettura più neutrale possibile. Dalla numero dieci alla numero uno. Ognuno, poi, si faccia la sua idea.

10) Autorevolezza nel rapporto con la giunta e con i consiglieri. 32 consiglieri, 9 componenti della giunta (e, per i comuni oltre il milione di abitanti, 48 consiglieri e 12 assessori). Bastano questi numeri per intuire che l’azione di un sindaco sarebbe priva di qualunque efficacia se fosse costretta a scontrarsi con una maggioranza spaccata, incapace di decidere, o con una giunta priva di coesione e coordinamento. Solo una figura dotata dell’autorevolezza necessaria è in grado di oliare e far funzionare l’ingranaggio.

9) Rapporto con gli amministratori degli altri enti locali. Unioni di comuni, Comunità Montane, e anche l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, le assemblee dei sindaci a livello locale e regionale, le relazioni con le Regioni e con lo Stato. La capacità di far valere la propria voce in questi contesti è di vitale importanza.

8) Autorevolezza nel rapporto con i dipendenti. Dipendenti comunali, e non solo: ogni giorno numerosi soggetti esterni all’amministrazione entrano in contatto con essa. Il rispetto di cui un sindaco gode presso il pubblico nasce (e si misura) in primo luogo da qui.

7) Capacità di stipulare convenzioni interessanti per l’Ente. Un aspetto a volte sottovalutato, ma uno dei principali indicatori per misurare il livello di integrazione tra il Comune e gli Enti privati, o tra il Comune e le altre amministrazioni.

6) Presenza a cerimonie e manifestazioni. E ancora: inaugurazioni, feste, memorial, assemblee annuali, pranzi e cene sociali delle associazioni, eventi sportivi. La capacità di entrare in contatto col territorio.

5) Rispetto dei tempi pianificati nella realizzazione di opere e lavori pubblici. Una delle note dolenti della maggior parte delle amministrazioni comunali italiane. C’è da dire però che, quasi sempre, problemi come il mancato rispetto della durata contrattuale dei lavori o i ritardi delle gare d’appalto non sono responsabilità diretta del primo cittadino. Egli non può, infatti, sostituirsi ai dirigenti comunali nelle funzioni di gestione. Di conseguenza non può più stipulare contratti per il Comune.

4) Realizzazione di investimenti mirati per il territorio. Il volano della crescita economica di una città, o di un paese, è dato spesso dall’iniziativa pubblica. Non dimentichiamoci, poi, che la maggior parte dei Comuni svolge le sue funzioni anche attraverso società partecipate o controllate. Un esempio? Restando nell’ambito bergamasco, ATB è interamente controllata dal Comune, che detiene quote azionarie anche in TEB (Tramvie Elettriche Bergamasche), Sacbo (la società di gestione dell’aeroporto di Orio al Serio), l’azienda di servizi A2A, o Uniacque Spa, che gestisce il servizio idrico.

3) Livello di tassazione. Ebbene sì: che ci piaccia ammetterlo o meno, il portafogli è uno di criteri di valutazione più immediati con cui misuriamo l’operato di un sindaco. Di fatto sono numerose le imposte e le tasse determinate in ambito locale. Per citarne alcune: l’IMU, la TARES, l’addizionale comunale IRPEF o l’Imposta di Soggiorno.

2) Capacità di attrarre consenso. Il talento di un buon politico. È dato dall’abilità di entrare in contatto con la gente, con le associazioni, con le istituzioni, dalla capacità di “sentire” il polso della situazione e di intuire ciò di cui ha bisogno la cittadinanza.

1) Lungimiranza delle scelte. Il talento di un grande politico. Un criterio forse meno evidente nell’immediato, ma determinante sul lungo periodo, fa la differenza tra chi governa una città e chi si limita ad amministrarla; tra chi, a distanza di anni, viene ricordato e amato dai cittadini, e chi viene dimenticato.

 

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