da ottobre 2013 ad oggi sono 47mila

Il disperato viaggio dei bambini verso gli Stati Uniti

Il disperato viaggio dei bambini verso gli Stati Uniti
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Hanno gli occhi scuri del Sudamerica e i polsi sottili della miseria, i bambini che, da soli, cercano in ogni modo di varcare la frontiera tra USA e Messico, in fuga dalle violenze e dagli stenti dei loro Paesi d’origine. Il governo americano ne ha contati, dallo scorso ottobre, 47mila, in gran parte provenienti dall’America centrale (saranno 60mila entro la fine dell’anno, dieci volte tanto quelli che arrivarono nel 2011 e la metà di quelli previsti per il 2015). 378 hanno meno di due anni, e nessun familiare li accompagna.

Vengono fermati, e accolti, nei centri di detenzione per immigrazione clandestina. Scattate le 72 ore, diventano “rifugiati” e qualcuno cercherà, per loro, di rintracciare i genitori nel Paese d’origine. Poi si avvierà la procedura di espulsione, che può durare anche diversi anni, durante i quali i bambini restano sotto la responsabilità delle autorità federali. A nessuno verrà concesso di rimanere negli Stati Uniti in modo permanente. Gli USA aprono le loro basi aeronautiche per accoglierli e hanno fatto la stima dei costi di assistenza: 868 milioni di dollari, che nel 2015 diventeranno 2 miliardi. Barack Obama parla di «emergenza umanitaria».

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