Donazioni di sangue in emergenza (non c'entra soltanto l'estate)

L’estate è un momento critico per le donazioni di sangue che vanno spesso in emergenza. Lo attestano le campagne di sensibilizzazione del Ministero della Salute, degli Enti di raccolta sangue che, ogni anno, si attivano a livello locale o regionale, come pure gli sms che i donatori ricevono sul proprio dispositivo che invitano a donare. Un appello che riecheggia da Nord a Sud del Paese. Magari fosse solo una crisi momentanea, una richiesta limitata a tre mesi dell’anno. Purtroppo non è così: i dati del Cns, Centro Nazionale Sangue, dopo il virtuoso 2012, in cui si è registrato il numero più elevato di donatori volontari, mostrano un crescente bisogno di sangue. Da cui la necessità di adottare misure di sicurezza e di educare alla donazione di sangue, affinché il problema abbia una risposta efficace.
Diminuiscono le donazioni. Anche in Italia. 8mila unità in meno nel 2017, rispetto solo a un anno prima. Poco più di un milione e 680mila donatori di cui 304mila nuovi e oltre tre milioni di donazioni, 30mila in meno rispetto al 2016. Sono i numeri diffusi di recente dal Cns, in sensibile calo dal 2012, e in continuo decremento fino allo stato attuale. Una delle ragioni di questo fenomeno, dicono gli esperti, è la poca cultura alla donazione specie tra i giovani: secondo le statistiche infatti il maggior numero di donatori si concentra nella fascia di età di mezzo, tra 46 e 55 anni, di cui il 31 per cento sono donne, rappresentando il 29 per cento del totale dei donatori, cui seguono uomini e donne tra 36 e 45 anni con una percentuale pari al 26 per cento del totale, chiudono la lista i giovani tra 18 e 25 anni che raggiungono una quota solo del 13 per cento.
L’Italia è autosufficiente. Ancora restiamo a galla, in grado cioè di coprire il fabbisogno di sangue che richiede il territorio, grazie alle compensazioni e alle politiche di sostegno attuate tra le Regioni, tali da garantire la possibilità di una trasfusione ogni 10 secondi. Perché questa offerta e garanzia, specie nei periodi più critici come i mesi estivi o di picco influenzale o ancora i primi mesi dell’anno, possa continuare nel tempo, occorre che le Regioni cerchino di contribuire il più possibile al sistema di compensazione. Ciò consente, infatti, di alimentare e organizzare nella maniera più efficace e efficiente possibile la rete regionale di medicina trasfusionale sempre provvista di una raccolta e disponibilità sufficiente di sangue e plasma. Con particolare attenzione a quest’ultimo, di cui invece l’Italia non è autosufficiente, tanto gli enti preposti invitano a uno sforzo organizzativo comunitario, delle istituzioni regionali, per ottemperare al fabbisogno di questa risorsa strategica in maniera altrettanto efficiente di quanto si fa per il sangue.
Le misure adottate. Un’ancora di salvezza, tale da assicurare il necessario fabbisogno di sangue italiano, è la donazione in aferesi. Una metodica particolare di donazione e raccolta sangue, resa possibile dall’introduzione di strumenti di alta tecnologia. Il sangue del donatore, attraverso una apparecchiatura automatica, viene prelevato e poi selezionato nelle sue diverse componenti, trattenendo quelle di cui si ha necessità come ad esempio plasma, piastrine, multicomponenti, rimettendo in circolo il restante in un processo continuo, attraverso un unico accesso venoso e utilizzando solo materiale monouso. Con questa tecnica, nel 2017, è stato possibile raccogliere ad esempio quasi 830mila chili di plasma, utili nella gran parte dei casi per la preparazione di farmaci salvavita, con un incremento dell’1,8 per cento rispetto al 2016 e con possibilità di aumentare anche il numero di pazienti trasfusi, circa 660mila, cresciuti del 3,7 per cento. Poi c’è il Patient Blood Management, una nuova tecnica promossa negli ultimi anni dal Ministero della salute, che permette di ottimizzare l’utilizzo delle unità di sangue a beneficio di tutti i pazienti che ne hanno bisogno.
Cosa è necessario fare. Innanzitutto occorre sensibilizzare i giovani, i meno generosi a donare il sangue. Così, per educarli a questa azione di solidarietà, le associazioni e federazioni dei donatori di sangue comprendenti Avis (Associazione Volontari Sangue), Fidas (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue), Fratres (Consociazione nazionale dei gruppi donatori di sangue delle Misericordie d'Italia) e Croce Rossa hanno organizzato una campagna di informazione e educazione alla donazione giovane. Prevedendo cioè, sul sito del Cns, una pagina dedicata con video testimonianze di pazienti e donatori, iniziative specifiche e contributi di personaggi famosi del mondo dello spettacolo e dello sport, o ricorrendo a canali social, Facebook in particolare. Azioni che hanno tutte uno scopo comune: aumentare il numero di donatori spontanei. Poi si stanno accogliendo sempre più donatori fra gli stranieri, la fascia di popolazione che più di altre per cultura o come fenomeno di integrazione sociale, è predisposta a donare. Infine occorre implementare e combinare in maniera migliore e più efficace il trinomio rete organizzativa, innovazione tecnologica e campagne di sensibilizzazione, con un focus puntato sempre sui giovani. Sono loro la risorsa su cui investire, specie nel Sud Italia, anche in considerazione del continuo invecchiamento della popolazione
La novità. Per incentivare alla donazione, il Ministero della Salute ha incluso i donatori fra coloro cui offrire gratuitamente il vaccino antinfluenzale, mentre il Cns ha dato la possibilità a tutte le Regioni di non sospendere i donatori che provengono da aree dove è presente il virus West Nile, un evento di esclusione alla donazione appunto, ma di effettuare dapprima il test per evidenziarne la presenza.