Medico e paziente

«Dottore la prego mi faccia operare» (Ma vuole solo stare via da casa)

«Dottore la prego mi faccia operare» (Ma vuole solo stare via da casa)
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«Fare il medico in certi casi è come fare il detective. Per scoprire le ragioni di certi sintomi, per capire le patologie devi ascoltare il paziente. Ascoltarlo davvero, lasciarlo parlare. Oggi il problema è che non si ascolta. Secondo una statistica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il tempo medio di ascolto senza interruzioni da parte del medico è di diciotto secondi. Ma se non lo lasci parlare liberamente, se lo indirizzi, allora il malato facilmente non ti fornirà gli indizi utili».

Elio Staffiere, cardiologo della clinica San Francesco, è affezionato a questo concetto, evidenzia la necessità di tornare a una medicina che privilegia la visita, l’ascolto. Quella che oggi è stata battezzata “medicina narrativa”. Lo ha spiegato in un’intervista al nostro giornale, raccontando anche una serie di esempi. Dice Staffiere: «L’ultimo caso interessante mi è capitato proprio oggi. Viene da me una signora che lamenta problemi alle arterie, una sintomatologia che riguarda un certo affanno. Controllo tutti gli esami. Una carotide è libera, l’altra è otturata al cinquanta per cento. In questi casi non si procede ad alcun intervento. Glielo dico, ma lei si dispera, dice che deve venire operata, assolutamente. Io non capisco. Perché questa signora vuole subire un intervento chirurgico?».

Staffiere sorride. Fa il medico ormai da trent’anni, di casi ne ha visti migliaia. È tra i medici che sostiene il ritorno a un modo organico, “umanistico”, di guardare il paziente, contro l’ultraspecializzazione, contro la medicina troppo “tecnologica”, quella in cui ci si affida quasi soltanto ai macchinari. Continua il racconto: «Ho cercato di far parlare la signora. A un certo punto mi ha detto che in casa ha il marito che ha quindici anni più di lei e che soffre di Alzheimer. Il racconto va avanti. La signora dice che è stanca, che non ce la fa più, che i figli non si interessano, che è tutto sulle sue spalle. Dimostra di avere un gran senso del dovere. E allora ho capito il motivo dell’insistenza: subire un intervento chirurgico era un modo per richiamare l’attenzione, per affermare la sua esistenza. L’unico modo giustificato per sottrarsi a una situazione pesantissima. E allora ho provato a parlarne, con delicatezza, perché non sono cose facili. Ma anche solo parlarne comincia a dare qualche beneficio».

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