È passato un anno dalla fine del primo lockdown: cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale
Il 4 maggio del 2020 l'Italia usciva da due mesi di chiusure pesantissime. Anche il grado di libertà riacquistato l'anno scorso era leggermente inferiore rispetto a quello ottenuto con le ultime riaperture
Più volte è stato detto che tra il primo lockdown e quelli istituiti a partire da novembre del 2020 vi è più di una differenza. La serrata dell’anno scorso aveva coinvolto la quasi totalità delle attività commerciali e anche i controlli erano estremamente più rigidi, tanto da assistere a scene di poliziotti che rincorrevano runner solitari in spiaggia per multarli.
Esattamente un anno fa, il 4 maggio del 2020, gli italiani celebravano il primo giorno della cosiddetta “fase 2”, quella di convivenza con il virus. Ma nell’arco di dodici mesi, tra recrudescenze dell’infezione e arrivo dei vaccini, come è cambiato il quadro epidemiologico generale?
I dati epidemiologici
A detta dei virologi e degli scienziati, rispetto a un anno fa, le riaperture sono avvenute in un momento in cui la circolazione del virus resta alta, nonostante il calo nella curva dei contagi. Il 4 maggio 2020 i contagi su scala regionale erano stati 577, mentre secondo i dati diffusi dal Pirellone ieri (lunedì 3 maggio 2021) i nuovi positivi accertati erano 637. Guardando a una dimensione più provinciale, nella Bergamasca un anno fa i nuovi casi di Covid accertati furono 85. Ieri sono stati 42.
Non regge il confronto però il numero di tamponi analizzati in 24 ore: pur considerando che la domenica è la giornata in cui di norma si effettua un minor tracciamento, un anno fa erano stati analizzati 7.978 tamponi, mentre ieri più del doppio, nel complesso 15.287. Il tasso di positività regionale all’epoca era pari al 7,3 per cento, mentre quello di ieri è pari al 4,1 per cento. Nelle ultime settimane, inoltre, si viaggia su una media superiore ai 30 mila test analizzati ogni giorno, con un tasso di positività che oscilla intorno al 4-5 per cento.
Sul fronte dei dati giornalieri delle vittime, un anno fa si erano contati 63 decessi in Lombardia nell’ultimo giorno di lockdown, ieri le vittime conteggiate dal bollettino diffuso dal Pirellone erano 28.
Cosa si poteva fare allora, cosa invece oggi
Un anno fa abbiamo potuto tornare a muoverci restando all’interno del territorio regionale, incontrandoci nuovamente con i congiunti pur nel rispetto delle distanze e utilizzando le mascherine. Erano vietati gli assembramenti pubblici, tanto che i sindaci potevano chiudere le aree considerate a rischio.
Un anno fa si dava anche il via libera alla ristorazione d’asporto e alla manifattura, all’edilizia e al commercio all’ingrosso, mentre le altre attività erano rimaste chiuse, così come le scuole. Era obbligatorio l’utilizzo delle mascherine per coprirsi naso e bocca nei luoghi pubblici.
Oggi a Bergamo sono in vigore le regole per la zona gialla e pur essendoci ancora le restrizioni, a partire dal coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino, il grado di libertà rispetto a un anno fa è molto più elevato.
La grande maggioranza degli studenti è tornata a seguire le lezioni in presenza, le attività al dettaglio sono aperte, bar e ristoranti possono servire i clienti al tavolo se dotati di spazi all’aperto.