Ector, il tenero orsetto peluche che protegge dal fumo passivo

Si chiama Ector, The Protector: è morbido, ha il musetto simpatico e piace ai bambini. Perché, a guardarlo, sembra un orsetto di peluche come tutti gli altri. Invece è un amico davvero speciale, in grado di proteggere i piccoli dal rischio di esposizione al fumo passivo o a livelli di smog troppo alti. Come? Emettendo dei colpi di tosse, quando l’aria diventa irrespirabile, dunque dannosa per la salute, specie dei piccoli, più ricettivi alle particelle tossiche o inquinanti.
L’orsetto Ector ha un prezioso segreto e se lo porta nel cuore, dentro di sé. È un sensore capta-fumo, sviluppato da The FabLab, che si attiva quando le nuvole della sigaretta, lo smog dei tubi di scappamento delle auto o ogni altra forma di esiti combustili gli arriva troppo vicino. Inquinando l’aria. E l’orsetto come tutta risposta si metta e a tossire, compiendo la sua buona azione: mette cioè in allerta i genitori riguardo alla loro abitudine, scoraggia i fumatori in genere ed educa i bambini a tenersi lontani dalle minacce del fumo. In estrema sicurezza, perché l’orsetto è prodotto da Trudi, simbolo di qualità nella produzione dei peluche. Ector potrà essere acquistato on-line qui, ma ai primi mille che si iscriveranno, verrà offerto in omaggio.
Ector, The Protector fa parte però di un progetto più ampio: una campagna di sensibilizzazione contro il fumo, specie passivo, i cui effetti sono del tutto simili a quelli del fumo attivo, ma meno noti o più trascurati, promossa da Roche e patrocinata da WALCE-Women Against Lung Cancer in Europe. La campagna è veicolata sia al sito dove è possibile trovare materiale sul rischio associato al fumo e sul tema della prevenzione, sia a un video che verrà diffuso anche attraverso i canali social, associato all'#EctorTheProtector. L’orsetto nella seconda fase del progetto, in autunno e in occasione del mese mondiale di sensibilizzazione del tumore al polmone, verrà distribuito nell'ambito di incontri organizzati da WALCE all'interno di corsi pre-parto in alcune città italiane.
Il fumo passivo. È un problema ancora sottovalutato, nonostante i numeri importanti, a danno soprattutto dei più piccoli. Solo in Italia, secondo i dati Istat, il 52 per cento dei bambini nel secondo anno di vita è esposto abitualmente al fumo passivo di seconda e di terza mano, rispettivamente quello aspirato dalla sigaretta dei grandi e quello che si deposita su suppellettili, mobili, abiti e oggetti vari. Più precisamente, il 49 per cento dei neonati e dei bambini fino a 5 anni sarebbe figlio di almeno un genitore fumatore e il 12 per cento di entrambi i genitori fumatori, mentre circa un neonato su 5 avrebbe una madre fumatrice.
Con ripercussioni sensibili sulla salute: una analisi dell'OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha infatti evidenziato che il rischio di malattie delle basse vie respiratorie in figli di madri fumatrici è maggiore rispetto a figli di madri non fumatrici, mentre bambini con un solo genitore che fuma avrebbe un aumentato rischio di sviluppare in età scolare disturbi dell’apparato respiratorio come asma, respiro sibilante, tosse, tanto che le stime parlano di assenteismo da scuola per malattie respiratorie in questi bimbi superiore del 40 per cento rispetto a bimbi ‘non fumatori passivi’. Ma non è tutto: i bimbi che vedono fumare mamma e papà, entrambi o uno solo dei due, in età adolescenziale avranno la tendenza ad acquisire questa abitudine con una percentuale 3,5 volte rispetto agli altri compagni/amici, figli di genitori non fumatori. Infine alcune ricerche stanno mettendo in luce come i figli di forti fumatori abbiano un rischio più alto di sviluppare la dipendenza in età adulta.
Oltre a Ector. Ci sono altre misure protettive da adottare per proteggere i bimbi dai danni del fumo passivo. La prima buona regola sarebbe di smettere di fumare, ma se l’obiettivo è troppo arduo, bisognerà non fumare in ambienti chiusi, in casa soprattutto e in auto, cambiarsi di abito una volta tornati a casa perché le particelle di fumo si impregnano anche nei tessuti e lavarsi le mani. Mentre nei luoghi aperti è comunque bene accertarsi che non vi siano fumatori vicini ai bambini che possano obbligarlo a respirare sigarette.
L’educazione al non-fumo inizia da bambini. Ovvero già al termine del primo ciclo di scuola, in 4° o 5° elementare, al massimo in 1° media: è questo il momento migliore nel quale fare prevenzione, perché a questa età i bambini sono più recettivi e propensi ad ascoltare gli adulti. Dopo è tardi, o più difficile, perché dietro imitazione dei compagni, gli adolescenti – si stima che la prima sigaretta venga accesa verso i 14 anni e in alcuni casi anche a 11 - iniziano a fumare, entrando in una fase della vita in cui è importante farsi accettare dal gruppo, assumendosi però la responsabilità di rischi per la propria salute adulta di cui non sono consapevoli.
L’impegno istituzionale. Sono passati dieci anni da quando nel 2007 è stata istituita la Who Framework Convention on Tobacco Control (Who Fctc) per indirizzare i governi di tutti i Paesi verso politiche di controllo del fenomeno del tabagismo. Dal 2008 il pacchetto di 6 strategie, noto come MPOWER, ha già contribuito a salvare milioni di vite umane. Esso in particolare invita a:
- Monitorare il consumo di tabacco e le politiche di prevenzione, sviluppando cioè sistemi per tenere traccia dei consumi e per verificare l’efficacia delle politiche di prevenzione.
- Proteggere le persone dai danni provati dal fumo di tabacco, vale a dire che ogni Paese dovrebbe ulteriormente implementare strategie e leggi antifumo fino a una copertura totale. Tra queste: concedere la creazione di zone riservate ai fumatori, installare sistemi di ventilazione o attuare azioni disincentivanti il fumo.
- Offrire aiuto per smettere di fumare, attraverso iniziative di supporto come il counselling, l’intervento di operatori sanitari, le terapie farmacologiche al fine di incrementare il tasso di cessazione al fumo definitiva.
- Mettere in guardia la popolazione sui pericoli del tabacco. Tra questi i messaggi e le immagini chiari e diretti sulle etichette dei prodotti, nelle campagne anti-tabacco sui mass media si sono dimostrati strumenti efficaci.
- Rinforzare la messa al bando delle sponsorizzazioni del tabacco, oggi ancora scarsamente attuato.
- Aumentare le tasse sul tabacco, fino cioè a raggiungere il 75 per cento del prezzo di prodotto. Nel 2015 solo 33 Paesi avevano applicato una tassazione adeguata, mentre ancora troppi hanno imposte estremamente basse, Italia compresa. Che ha disincentivato solo una piccola parte di fumatori, senza tuttavia sortire l’effetto auspicato.