Elena morta bruciata al Papa Giovanni. Il Comitato anti contenzione: «Si faccia chiarezza»
La giovane, 19 anni, era legata a un letto del reparto di psichiatria. Il Comitato Città Libere da Contenzione di Bergamo ribadisce la necessità di ripensare la presa in cura dei pazienti
Elena Casetto, diciannovenne di origine brasiliana, è morta il 13 agosto del 2019 legata e carbonizzata in un incendio divampato nel reparto di psichiatria dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Le fiamme partirono proprio dalla stanza al terzo piano della torre 7 in cui si trovava Elena, che secondo gli inquirenti avrebbe usato un accendino per dare fuoco al letto nel quale si trovava, azionando l’allarme antincendio.
Due le persone indagate dalla Procura, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: un quarantenne di Lissone e un trentanovenne di Paderno Dugnano, entrambi addetti della squadra antincendio e all’epoca dei fatti dipendenti dell’impresa cui era appaltato il servizio di pronto intervento. A settembre partirà il processo. «Auspichiamo che si faccia chiarezza sui tanti aspetti tuttora in ombra - commenta il Comitato Città Libere da Contenzione di Bergamo -. Ma, soprattutto, sul perché Elena era da sola in una stanza chiusa a chiave, legata a un letto di contenzione».
A pochi giorni dal secondo anniversario della morte della giovane, il Comitato riprende così il dialogo aperto dai due incontri, organizzati il 13 febbraio e il 20 marzo scorsi, de “Città libere da contenzione. Per non dimenticare”. Un percorso promosso dalla campagna.... e tu slegalo subito, dall’Urasam Lombardia (Unione Regionale Associazioni per la Salute Mentale), dal Forum delle Associazioni per la Salute Mentale di Bergamo e dal Club Spdc no restraint, con l’adesione di numerose associazioni che operano nell’area della salute mentale e dei diritti umani.
Anche alla luce di questi fatti di cronaca, a loro giudizio, è necessario ripensare la presa in cura dei pazienti, rimodulando i servizi della salute mentale e quelli socio sanitari rivolti a persone anziane o con disabilità. Soprattutto è di fondamentale importanza superare la contenzione meccanica. «Siamo contenti di poter affermare che agli incontri sono seguiti momenti di reciproco ascolto e di confronto con politici e cittadini, provinciali e regionali - aggiunge il Comitato -. Diverse realtà che operano nel campo della salute mentale hanno rappresentato le istanze delle persone con fragilità psichica, delle famiglie, della società civile, condividendo esperienze, proposte e l’urgenza di un cambiamento culturale e organizzativo. Anche in relazione alla riforma in atto in Regione Lombardia per la Legge 23 e il nuovo piano regionale sulla salute mentale e le dipendenze».
Il tema della contenzione meccanica è arrivato anche sul tavolo del Ministero della Salute: Roberto Speranza ha definito il documento e lo schema di accordo per il suo superamento nei luoghi di cura della salute mentale «un provvedimento di grande valenza etica». L’auspicio è che ciò avvenga entro il triennio 2021-23, come da direttive indicate nel 2018 dal Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti umani. Infine, in piena continuità con il percorso avviato, a ottobre farà tappa a Bergamo il Giro d'Italia No Restraint: un incontro aperto a tutti gli interessati, tra quanti nei servizi svolgono la funzione di cura senza ricorrere alla costrizione fisica e mentale.