Le ragioni del crollo

Epoca aurea dei Compro Oro, addio

Epoca aurea dei Compro Oro, addio
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Nel gran calderone di attività che, negli ultimi anni, hanno conosciuto una profonda crisi, come poche se non sono viste nella storia economica, spiccano anche i famosi Compro Oro. Per chiunque non conoscesse questi particolari negozi, il meccanismo di funzionamento è molto semplice: il cliente che possiede qualcosa di aureo non ha che da recarsi in questi piccoli luoghi di scambio (talvolta anche in vere e proprie gioiellerie) e vendere i propri preziosi, in cambio, naturalmente, di denaro.

Fino a poco tempo fa era un mercato florido, che anzi, nei primi anni della crisi, aveva addirittura fatto registrare un notevole incremento del proprio giro di affari: alle persone che avevano perso lavoro, risparmi e possibilità di guadagno, non rimaneva altro da fare che vendere i propri oggetti pregiati. Ma, nell’ultimo anno, si è verificato un clamoroso crollo: per fornire il dato più significativo, si pensi che ad inizio 2013, sul territorio nazionale, erano presenti circa 35 mila Compro Oro di ogni genere, mentre oggi se ne contano solo 20 mila, quasi la metà.

 

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Le ragioni del crollo. Fino al 2013 i negozi di Compro Oro vantavano un fatturato tra i 7 e gli 8 miliardi di euro; oggi questa cifra si è quasi dimezzata, o per lo meno ridotta di un terzo. Licenze restituite in gran fretta, saracinesche abbassate soprattutto nei piccoli centri, dove la grande occasione di fare soldi si è fermata. Sono varie le ragioni che hanno portato a questa crisi di settore; in primo luogo, una constatazione molto semplice: la maggior parte delle persone che intendevano vendere oggetti d’oro posseduti, lo ha già fatto. Cosa che, inevitabilmente, ha portato il giro d’affari dei Compro Oro a comprimersi notevolmente.

In secondo luogo, l’incombere del disegno di legge 237 sulla compravendita di oro e oggetti preziosi usati: è un solo un progetto legislativo, ad oggi, ma nel momento in cui dovesse divenire operativo, e dovrebbe accadere a breve, il mondo del riciclaggio di denaro subirebbe un duro colpo; ed essendo i Compro Oro luoghi in cui questa pratica abusiva è particolarmente diffusa, i vari titolari dei negozi hanno già preso i dovuti provvedimenti, chiudendo i battenti e dedicandosi ad altre attività. Da questo punto di vista della legalità, non solo i titolari dei Compro Oro hanno fatto un passo indietro, ma anche gli stessi clienti: spesso, infatti, questi erano oggetto di truffe incredibili, vendendo oggetti di grande valore per un corrispettivo assolutamente inadeguato, presi da un’inevitabile necessità di contanti, per pagare magari solo una bolletta o una rata dell’auto. Ma alla lunga, questa dinamica ha stufato anche gli stessi utenti.

 

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In terzo luogo, occorre tenere in considerazione l’abbassamento delle quotazione dell’oro puro: il prezzo del pregiatissimo metallo, infatti, è in crisi da diverso tempo. Solo nella scorsa primavera, ci sono stati certi fine settimana che hanno falcidiato migliaia di Compro Oro in tutto il Paese. Dalla chiusura di Wall Street del venerdì sera alla riapertura della Borsa di Tokyo il lunedì nelle prime ore del mattino, il prezzo dell’oro puro all’oncia subiva un tale crollo che non c’era neppure il tempo di venderlo. Alcuni Compro Oro hanno perso 50 o 60 mila euro nei week-end di primavera, solo per la differenza nel prezzo globale del metallo tra il momento in cui compravano monili d’oro da anziani e padri di famiglia alle strette, e quello in cui riuscivano a rivendere a una fonderia. E alcune fra queste, meglio note agli addetti come “banchi metalli”, hanno subìto perdite da 600 mila o 700 mila euro da quando prendevano la merce all’ingrosso dai Compro Oro e il momento in cui la trasformavano in lingotti in Svizzera, a Londra o a New York. Solo fra il 13 e il 15 aprile, per esempio, la quotazione globale è crollata dell’8 per cento. All’inizio dell`anno scorso, l’oro puro passava di mano a 44 euro al grammo, oggi viaggia a fatica attorno ai 29. È questo l’ingranaggio in cui decine di minuscoli Compro Oro in Italia (ma anche in Spagna o Grecia) sono rimasti stritolati.

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