Figlio in carcere e di estrema destra: negata al padre la licenza per il fucile
L'uomo deteneva l'arma dal 2016, ma a causa del legame familiare si è ravvisato il pericolo che fosse usata per dei reati
Il legame familiare è costato la licenza per il fucile da caccia a un bergamasco: la Questura, infatti, gliel'ha negata perché il figlio si trova in carcere e ha simpatie di estrema destra. A nulla è servito il ricorso al Tar, perché i giudici hanno dato ragione a via Noli, consigliando addirittura di togliergli l'arma per maggiore sicurezza.
La licenza negata
L'uomo, come riportato oggi (venerdì 11 ottobre) dal Corriere Bergamo, aveva spiegato al tribunale che il figlio sarebbe rimasto in carcere per parecchio tempo e che, inoltre, era stato cancellato dallo stato di famiglia. Il Tar però ha dato ragione alle autorità di pubblica sicurezza, specificando che il porto d'armi viene concesso in via del tutto eccezionale e per precisi motivi, verificando l'assenza di rischi, anche solo parziali, dal punto di vista probabilistico.
Ovvero, per la legge basta anche la forte probabilità, quindi non l'assoluta certezza, che il fucile venga preso e usato da un soggetto pericoloso per negare l'autorizzazione al proprietario. Non richiede allora un livello di certezza oltre ogni ragionevole dubbio, come nella responsabilità penale, ma un'attendibile verosimiglianza di un pericolo di abuso dell'arma.
Figlio pregiudicato e di estrema destra
La decisione è stata presa in quanto il figlio è protagonista di episodi di rilievo penale e risulta come convivente del bergamasco. Rispetto al detenuto, la Divisione polizia anticrimine della Questura l'ha definito come pericoloso e violento, inottemperante alle leggi, ai regolamenti e alle normali norme di convivenza, oltre a inquadrarlo come simpatizzante dell'estrema destra. Risulta che prima del carcere abbia frequentato persone pregiudicate, alcune violente. Per giunta, nel 2017 è stato destinatario di avviso orale, più volte violato, ed è gravato da pregiudizi penali dal 2014 al 2021.
Il fatto che si trovi attualmente nella casa circondariale, per i giudici non è sufficiente a evitare che eventualmente si impossessi del fucile, dato che potrebbe beneficiare di permessi premio e già nel 2018 era andato agli arresti domiciliari. Per il Tar, c'è la possibilità che rientri nella dimora familiare e prenda l'arma all'insaputa del padre, per compiere un delitto. Per questo, si è anche suggerito il ritiro cautelare.