È lo Huang He, il terzo più lungo del mondo

Il Fiume Giallo è diventato rosso

Il Fiume Giallo è diventato rosso
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Non è uno scherzo della geografia, e neppure della vista. Il Fiume Giallo è diventato, nel giro di poche ore, completamente rosso. Se fossimo in Egitto, e il fiume in questione fosse il Nilo, potremmo pensare a una delle dieci piaghe della Bibbia. Ma qui siamo in Cina. Il terzo fiume più lungo del mondo, culla dell’antichissima civiltà orientale – come sono culla di civiltà tutti i fiumi, dal Nilo, al Tigri e Eufrate, fino al Tevere – ha assunto una poco rassicurante sfumatura vermiglia, nella provincia dello Zhejiang, contea di Cangnan. Senza sorprese, dato che la regione ospita il più grande centro industriale della Cina sud–occidentale, pieno zeppo di industrie tessili e chimiche. Anche se le cause non sono ancora state accertate, è molto probabile che il fenomeno sia stato provocato dai rifiuti industriali scaricati direttamente nelle acque del fiume.

Non è la prima volta che lo Huang He, letteralmente “il fiume dalle acque d’oro”, viene avvelenato dai prodotti dell’industria. È già accaduto nel 2011, nel punto in cui le acque dello Jialin affluiscono nel corso fluviale maggiore del Fiume Giallo. Anche in quell’occasione, le acque sono diventate rosse. E lo stesso è successo, a settembre 2012, per lo Yangtze, il fiume più lungo dell’Asia: un braccio del corso, nella zona della città portuale di Chóngqìng, all' improvviso è diventato del colore del sangue.

 

Nel 2012 toccò allo Yangtze, il Fiume Azzurro.

 

Inquinamento in Cina, qualche dato (allarmante). L’episodio conferma il tasso allarmante di inquinamento in cui si trovano i fiumi cinesi, che talvolta, come raccontano gli abitanti delle campagne, assumono tinte più verdi di quelle dei prati. Secondo le ultime stime, ben il 60 percento delle acque non è potabile, con serie conseguenze sullo stile di vita e sulla salute della popolazione. Il governo ha alzato la soglia di inquinamento tollerabile, ma non ha introdotto nessuna misura per contenere la produzione di rifiuti da parte delle industrie.

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Oltre all’acqua, anche l’aria cinese non se la passa troppo bene. All’inizio di quest’anno, dopo che Pechino ha trascorso interi mesi sotto una coltre di smog così fitta da rendere il mattino indistinguibile dalla sera, le autorità hanno accettato di divulgare i dati sull’inquinamento dell’aria. Secondo il centro di monitoraggio di Chegongzhuang, a nord– ovest della Città proibita, le particelle di PM 2,5 diffuse in un metro cubo d’aria sarebbero ben sopra alla soglia di accettabilità, che attualmente è di 25 microgrammi per metro cubo. L’alta concentrazione di polveri sottili è alla base dei problemi respiratori di cui è affetta gran parte della popolazione cinese e ogni anno causerebbe la morte di circa 1,2 milioni di persone.

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