I dati, nella loro fredda essenza, è impossibile contestarli. Ma è altrettanto vero che possono dire cose diverse in base a come li si legge e li si interpreta. È quindi incontestabile il fatto che dal 2014 al 2024 i furti in abitazione (denunciati) in Bergamasca sono calati del 43,5 per cento (da 6.341 a 3.580), ma è altrettanto certo che tra il 2023 e il 2024 sono aumentati del 10,8 per cento e che, dal 2020 in poi, i numeri sono continuati a salire, al punto che i furti in casa denunciati nella nostra provincia nel 2024 sono di più di quanto non fossero nel 2019, prima del Covid.
Non è una «percezione»
Fotografare questi dati – riportati da L’Eco di Bergamo – e leggerli con le diverse “lenti temporali” non significa fare allarmismo, ma tentare di spiegare il motivo per cui la preoccupazione che vive la gente è giustificata, legittima, da considerare con serietà. Non si tratta di una «percezione d’insicurezza». Lo sanno bene anche la sindaca Elena Carnevali e l’assessore alla Sicurezza, Giacomo Angeloni, che domenica 7 dicembre hanno diramato una nota stampa ufficiale dopo che il tentato furto nell’abitazione del noto agente immobiliare Gianfederico Belotti (nel quartiere Finardi) ha riacceso i riflettori sul tema.
«È evidente che c’è una crescente incidenza di reati, evidenziata anche nell’ultimo rapporto sulla qualità della vita della provincia del Sole 24 Ore – sottolineano gli amministratori -. È palese che non bastano proclami e le sole sostituzioni del personale per garantire la sicurezza dei cittadini. È fondamentale che arrivino rinforzi delle forze dell’ordine, soprattutto della polizia di Stato, affinché la presenza sul territorio sia più visibile e tangibile. (…) Ulteriori risorse sono imprescindibili per indagare, perseguire e garantire la sicurezza dei nostri quartieri e la tranquillità delle nostre famiglie. Ora più che mai è necessaria una risposta incisiva dello Stato per proteggere la comunità, individuare e prevenire simili situazioni in futuro».
Rivolgersi a Roma
Parole giuste, ma soprattutto vere. Il Comune può arrivare fino a un certo punto, quando si parla di sicurezza. Per il resto, è lo Stato che deve intervenire. E se a Palazzo Frizzoni, fino a qualche tempo fa, si poteva imputare una certa “leggerezza” nell’affrontare la questione, è evidente come da diversi mesi le cose siano cambiate e si stia cercando di mettere pressione a Roma per avere maggiore supporto. Del resto, anche il sindacato di polizia Fsp invita tutti a volgere lo sguardo (e le lamentele) verso la capitale.
Roberto Villa, segretario provinciale della sigla, nei giorni scorsi ha detto (…)