Nella stagione del freddo

Come gestire la febbre nei piccoli Consigli utili ed errori da evitare

Come gestire la febbre nei piccoli Consigli utili ed errori da evitare
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Ecco, ci siamo. È in arrivo, insieme al freddo, anche il timore più grande delle mamme italiane: la febbre dei piccoli. Non importa che abbiano 0, 3, 5 o 10 anni, quando il termometro sale, l’atteggiamento della mamme apprensive è il medesimo: una telefonata al pediatra, fin dalle prime linee di febbre, una corsa al pronto soccorso, specie se gli episodi si presentano di notte o nel fine settimana, l’uso di rimedi della nonna qualche volta più dannosi che efficaci. Perché la febbre rappresenta una vera e propria giungla nella quale potrebbe essere difficile districarsi, scegliendo cioè il comportamento giusto per tutelare la salute dei bimbi, come rivela anche una recente indagine condotta fra cento mamme, tra i 25 e 55 anni con figli tra 0 e 10 anni.

Non c'è da spaventarsi. A parole le mamme italiane sembrano preparate ad affrontare la febbre dei bambini. La maggior parte, all’incirca l’88 per cento, sa che generalmente non c’è da spaventarsi perché la febbre è un buon sintomo, ossia è una risposata efficace del sistema immunitario verso un agente esterno che deve essere combattuto, cominciando a diventare invece seriamente preoccupante quando supera i 38°C. Eppure, nonostante una conoscenza di base, ancora molte mamme nelle gestione della febbre sono imprecise: meno della metà direbbe con certezza come e quando misurarla: ogni due ore in sede ascellare, meglio se con un termometro elettronica che non sgarra mai.

 

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Attenzione ai rimedi abbassa-febbre. Ma ciò da cui i medici mettono in guardia, sono soprattutto i rimedi abbassa-febbre: ad esempio quelli suggeriti dal passaparola tra mamma e mamma, ma è bene diffidare anche da possibili da erronee consultazioni su Internet o da alcune soluzioni tramandate dalla nonna cui ancora ricorrono l’81 per cento di mamme moderne. Fra i più gettonati, ad esempio, ci sono le docce fredde, far indossare al bambino febbricitante indumenti pesanti o tenerlo vicino a fonti di calore come il termosifone, che invece non fanno altro che aumentare la sudorazione, o ricorrere a spugnature con alcool o acqua sulla testa, su polsi o sulle caviglie, che potrebbero generare un effetto contrario da quello sperato, perché l’alcol per i piccoli è una sostanza tossica che non viene metabolizzata dal fegato. L’azione più corretta, quando il bambino ha la febbre, è invece fargli bere molta acqua, combattendo così anche la possibile disidratazione, associata all’elevata sudorazione e a inappetenza.

 

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Le buone regole. La prima, dicono gli esperti, è mantenere sempre la calma e prendere qualsiasi decisione dopo avere fatto tutte le considerazioni del caso. Ad esempio l’importanza, e dunque anche la gravità, della febbre potrebbe dipendere dall’età del piccolo: in caso di comparsa di temperatura in un lattante, in un neonato con meno di 30 giorni o in un bimbo con età inferiore ai tre mesi di vita, il consulto e la visita pediatrica, a qualsiasi grado di febbre, devono essere immediati poiché l’innalzamento della temperatura corporea potrebbe essere spia di qualche cosa di più importante; da 3 a 12 mesi è opportuno contattare il pediatra entro le 24 ore, mentre la chiamata deve essere immediata se la febbre è accompagna ad altri sintomi, come ad esempio difficoltà respiratorie. Dopo l’anno di vita, se il bambino gioca, è sereno e vitale, si può attendere, senza allarmismo, tre giorni prima di un eventuale controllo pediatrico.

 

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Pediatra e farmaci. È chiaro, a questo punto, che per il 63 per cento delle mamme il pediatra resta il referente cui si chiede qualsiasi indicazione o consiglio, specie sull’uso dei farmaci, perché al riguardo c’è molta confusione. I due che se la dibattono sono Ibuprofene e paracetamolo, che hanno una azione simile nell’abbassare la febbre e alleviare il dolore, sebbene il primo abbia anche un effetto antinfiammatorio. Va però ricordato che Ibuprofene è controindicato in caso di varicella, nei bambini sotto gli 8 mesi e con peso inferiore 4-5.7 kg. Insomma, al contrario di quanto molti genitori possano pensare riguardo ai farmaci antinfiammatori, come il paracetamolo, anche l’ibuprofene può essere somministrato con sicurezza ai bambini, grazie al suo basso indice di gastrolesività. Ciò significa che sono entrambi indicati come farmaci di prima scelta per il trattamento di febbre e dolore, senza raccomandazioni di preferenza tra i due. Ma per evitare ogni problema è comunque consigliabile affidarsi nella scelta tra paracetamolo e ibuprofene al proprio pediatra di riferimento, attenendosi ai dosaggi prescritti e al tipo di formulazione. Di norma sono farmaci disponibili in sciroppo, supposte, compresse orodispersibili o da deglutire la cui scelta deve essere guidata dalle esigenze delle diverse fasi dell’età evolutiva ai fini di aumentare l’accettabilità del farmaco somministrato. Ad esempio la soluzione migliore per i più piccoli restano le gocce che possono essere più facilmente e efficacemente dosate in funzione del peso del bambino, ma anche delle esigenze per fascia di età.

 

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In caso di convulsioni. Possono capitare nel 3-5 per cento dei bambini con febbre tra 6 mesi e 5 anni di vita, senza lasciare ripercussioni neurologiche nella gran parte dei casi, sebbene sia importante annotarsi, per poi riferirlo al medico, la durata della crisi. Ci sono però due casi preoccupanti: le convulsioni che avvengono dopo i 5-6 anni e quelle che durano oltre i 5 minuti le quali richiedono l’immediato trasporto al Pronto Soccorso. Anche la gestione delle crisi è importante: gli esperti raccomandano di sdraiare il bambino, posizionandolo sul fianco e facendo attenzione che intorno non vi siano oggetti contro cui potrebbe sbattere, senza invece mettere le mani in bocca e cercare di muovere/tirare fuori la lingua; un errore invece comunissimo che oggi sappiamo di non dovere fare.

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