Morte altre 19 persone

Una giovane bergamasca uccisa nella strage dell'Isis in Bangladesh

Una giovane bergamasca uccisa nella strage dell'Isis in Bangladesh
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C’è una giovane bergamasca tra le venti vittime dell’assalto jihadista messo a segno nella serata di ieri nel locale Holey Artisan Bakery di Dacca, la capitale del Bangladesh. Si tratta di Maria Riboli, 34enne originaria di Vigano San Martino ma residente a Solza, sposata e madre di una bimba di 3 anni, che si trovava nel Paese asiatico per motivi di lavoro. Era impiegata nel settore dell'abbigliamento. Con lei sono morte altre 19 persone, tutte di nazionalità straniera, otto italiane, 7 giapponesi, 2 bengalesi, un indiano e uno statunitense. Un altro connazionale risulta tuttora disperso. Undici i feriti, alcuni dei quali sarebbero in condizioni gravissime. Un altro italiano, Gianni Boschetti, è riuscito a salvarsi scappando nelle prime fasi dell'attacco e ha raccontato che «c’erano due tavoli di italiani, uno al quale ero seduto con mia moglie e un cliente, e un altro con altre sette-otto persone». A questo tavolo, probabilmente, era seduta Maria Riboli quando il commando di terroristi dell’Isis ha fatto irruzione nel ristorante. Uno di loro avrebbe lanciato una granata sotto il tavolo, provocando un’esplosione.

>>>ANSA/ STRAGE ISIS A DACCA, 9 VITTIME ITALIANE
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++ Dacca: Farnesina, ancora nessuna notizia su italiani ++
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L'attacco al locale, situato nel quartiere diplomatico della capitale bengalese, è avvenuto alle 21.20 ora di Dacca (le 17.20 in Italia). Dopo aver ucciso due poliziotti, i terroristi hanno preso in ostaggio almeno venti persone, fra le quali dieci italiani. Nella notte le teste di cuoio hanno cercato di trattare con gli attentatori asserragliati nel ristorante, senza però ottenere alcun risultato. Alle 7.40 ora locale (le 3.40 in Italia) sono quindi entrati in azione oltre un centinaio di uomini del Battaglione di azione rapida che hanno ucciso 5 terroristi e ne hanno catturato altri due. Il blitz delle teste di cuoio è durato una decina di minuti e 13 ostaggi sono stati salvati, fra loro ci sarebbero un giapponese e due cittadini dello Sri Lanka. Alcuni di loro hanno raccontato che chi sapeva recitare i versi del Corano è stato risparmiato, mentre gli altri sono stati prima torturati e poi sgozzati.

«Molte delle vittime all’interno del caffè di Dacca sono state uccise dagli assalitori con lame affilate», ha confermato il generale Nayeem Ashfaq Chowdhury durante un briefing con i giornalisti. Un sito legato all’Isis, Amaq, ha pubblicato la rivendicazione del Califfato all’attacco: «Volevamo uccidere gli stranieri dei Paesi crociati a Dacca» e ha diffuso le foto di presunte vittime all’interno del ristorante - cinque o sei cadaveri di donne e uomini per terra, in pozze di sangue -, e dei cinque terroristi del commando, tutti molto giovani, ritratti con kefiah in testa e kalashnikov in mano.

 

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Oltre a Maria Riboli, le vittime italiane di cui si è accertata l'identità, quasi tutte imprenditori o impiegate nel settore tessile, sono:

Cristian Rossi, 47 anni, imprenditore friulano titolare della Fibres srl, sposato e padre di due gemelle di 3 anni. In passato era stato manager per la catena di abbigliamento Bernardi, ma dopo alcuni anni si era messo in proprio.

Marco Tondat, anche lui friulano di Corcovado, in provincia di Pordenone. Lunedì sarebbe rientrato per le ferie. Era partito un anno fa, perchè in Italia aveva trovato difficoltà di lavoro e a Dacca era supervisore di un’azienda tessile.

Nadia Benedetti, imprenditrice del viterbese e managing director della StudioTex, un’azienda londinese dotata di succursale a Dacca. Aveva vissuto in Italia, Kenya e Bangladesh.

Adele Puglisi, catanese, manager nel campo del controllo qualità di Artsana, era in Bangladesh per conto di grandi marchi di abbigliamento. non era sposata. Ai familiari aveva detto che sarebbe rientrata ieri in Sicilia.

Simona Monti, 33 anni, originaria di Magliano Sabina viveva da tempo in Bangladesh. Conosceva il cinese e altre lingue straniere e lavorava per un'azienda di tessuti. Prima di Dacca aveva vissuto in Cina.

Vincenzo D’Allestro, 46 anni, di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, si era trasferito ad Acerra (Napoli) nell’ottobre del 2015.

Claudio Cappelli, 45 anni, imprenditore, residente a Vedano al Lambro, in provincia di Monza. Titolare di un'impresa che produceva t-shirt, magliette, abbigliamento in genere e intimo, da più di 5 anni impegnato in questa “avventura”. Diceva che il Bangladesh era un Paese dove si poteva lavorare molto bene.

Claudia D’Antona, torinese, managing director della Fedo Trading, azienda italiana del tessile operante in Bangladesh da più di 14 anni. Era la moglie di Gianni Boschetti, l'italiano sopravvissuto alla carneficina, con cui viveva da oltre vent’anni in Bangladesh. Si erano sposati due anni fa, a Dacca, dopo avere convissuto per oltre 20 anni. Claudia D'Antona e il marito finanziavano un’associazione che porta esperti di chirurgia plastica in Bangladesh per curare le donne sfregiate con l’acido. Boschetti è riuscito a salvarsi perché al momento dell'assalto dei terroristi si trovava nel giardino del ristorante. Resosi conto di quanto stava accadendo, si è nascosto dietro un arbusto e ha allertato l'ambasciatore italiano Mario Palma, che a sua volta ha dato l’allarme alle forze di polizia. La via di fuga è stato un viottolo vicino al giardino. Anche il capo cuoco argentino di origine italiana, Diego Rossini, è riuscito a salvarsi: «È stato tremendo, ma posso dire che oggi sono nato per la seconda volta», ha detto all’Ansa.

Questa sera la Nazionale azzurra di calcio giocherà con il lutto al braccio contro la Germania per commemorare le vittime italiane della strage terroristica.

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