L'appello

«Giù le mani dall'ospedale di Lovere». A rischio smembramento

I sindaci di Lovere, Costa Volpino, Rogno, Pianico, Sovere, Bossico, Solto Collina, Riva di Solto, Castro, Fonteno hanno chiesto urgentemente un incontro con la direzione dell'Azienda ospedaliera Bergamo Est.

«Giù le mani dall'ospedale di Lovere». A rischio smembramento
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All’Ospedale di Lovere tira una brutta aria. E i sindaci di Lovere, Costa Volpino, Rogno, Pianico, Sovere, Bossico, Solto Collina, Riva di Solto, Castro, Fonteno e la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, che hanno fiutato il pericolo, lanciano un appello all’Azienda ospedaliera Bergamo Est: «No allo smembramento dell’ospedale di Lovere». Sul sito del Comune di Lovere, ieri, è apparsa una lettera aperta, firmata da tutti i sindaci dei Comuni sopraelencati, che fa un’analisi di quanto accaduto in tempo di Covid e che, a detta loro, non giustifica lo spostamento dei reparti chirurgici di Urologia, Ortopedia e Chirurgia generale all’ospedale di Piario. È stato chiesto urgentemente un incontro con la dirigenza dell’azienda ospedaliera Bergamo Est.

«La lotta alla pandemia da Covid nel comprensorio Sebino camuno - si legge - ha visto il ruolo fondamentale del Pronto Soccorso e dell’Ospedale di Lovere nel prestare aiuto a centinaia di pazienti dell’Alto Sebino e delle valli vicine. Tale ruolo è stato riconosciuto da tutti i cittadini e molti di essi hanno sottoscritto donazioni rivolte a migliorare la struttura stessa. È indubbia la funzione di riferimento che da sempre la struttura ospedaliera di Lovere ricopre per il territorio, grazie alla competenza, alla professionalità e all’umanità del personale medico, infermieristico e paramedico. Anche in questi anni l’ospedale, fondato dalle due Sante loveresi (Gerosa e Capitanio) e a loro intitolato, ha saputo rispettare gli standard economici richiesti e fornito bilanci in attivo, a fronte di ricoveri, prestazioni ambulatoriali e accessi in Pronto Soccorso sempre in aumento. Ciò premesso le Amministrazioni comunali di Lovere, Costa Volpino, Castro, Pianico, Sovere, Riva di Solto, Bossico, Fonteno, Solto Collina, Rogno e la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi esprimono la loro forte preoccupazione e la loro ferma contrarietà per la scelta cui si sta orientando l’Asst Bergamo Est che comporterebbe la completa perdita della attuale destinazione di Presidio ospedaliero per “acuti”, così come fino a oggi egregiamente svolta in favore della popolazione dell’Alto Sebino e con capacità attrattiva anche verso pazienti da fuori provincia».


«Da un lato è del tutto legittimo che, seguendo le disposizioni regionali recentemente emanate riguardo la necessità di separare l’accesso al Pronto soccorso di pazienti sospetti Covid da altri con patologia non riferibile a questa temibile infezione; dall’altro però non trova nessuna giustificazione, né organizzativa né sanitaria, l’ipotesi di spostamento dei reparti chirurgici di Urologia, Ortopedia e Chirurgia generale presso la struttura ospedaliera di Piario e la trasformazione degli spazi liberati in una struttura di lungodegenza geriatrica. Questo ci risulta corrispondere a quanto anticipato in questi giorni ai sanitari dell’Ospedale di Lovere. Se realizzato, tutto ciò avrebbe come risultato lo smembramento del nostro ospedale con pesanti disagi per le esigenze sanitarie non solo dei nostri cittadini, ma di tutto il comprensorio. Siamo consapevoli della complessità della gestione di tutte le strutture ospedaliere, soprattutto in questo momento di emergenza sanitaria, ma qualsiasi scelta non può avvenire in senso peggiorativo rispetto agli standards attuali erogati dal nostro Ospedale, apprezzati da tutti.  Per questo chiediamo un incontro in tempi brevi tra i nostri Enti e la Dirigenza Asst Bergamo Est, perchè, come per il recente passato, possano essere trovate le soluzioni più opportune e condivise a garanzia della ripresa post-Covid, attuale e futura, del nostro presidio ospedaliero.  Su questa delicata situazione, come non mai c’è forte condivisione e unità d’intenti delle nostre Amministrazioni e di tutta la popolazione».

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