Meno tasse e fiscalità più agile

Gli Agnelli «fan ciaone all'Italia» Il loro impero ora è tutto olandese

Gli Agnelli «fan ciaone all'Italia» Il loro impero ora è tutto olandese
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Dopo Fiat Chrysler Automobiles, Ferrari e CNH Industrial, che hanno trasferito la base legale ad Amsterdam scegliendo Londra come sede fiscale, ora è la volta della capogruppo Exor, la holding controllata al 53 percento dalla Giovanni Agnelli & C. e guidata da John Elkann, che però avrà sia la sede legale che quella fiscale nei Paesi Bassi.

Il trasferimento completo in Olanda. La riunione per decretare il trasferimento è durata poco più di un’ora e i soci hanno approvato a maggioranza, in seduta straordinaria, la fusione con l’olandese Exor Nv. La stessa Giovanni Agnelli & C. ha a sua volta tenuto poi una riunione straordinaria in cui i soci – ovvero gli eredi del fondatore della Fiat – hanno approvato la fusione con l’olandese GA B.V., destinata ad essere rinominata Giovanni Agnelli B. V., e lo spostamento della sede. Insomma, gli Agnelli sono andati definitivamente, e in toto, in Olanda.

 

 

Cosa cambia ora per l’Italia e per gli investitori. Il Lingotto rassicura l’Italia dicendo nulla cambierà, almeno in Borsa di quotazione, dato che il titolo resterà «esclusivamente sul mercato telematico» di Piazza Affari. Di certo potrebbero esserci svolte per quanto riguarda gli investitori: scrive il Corriere che «è probabile che entrino azionisti di livello globale. Azionisti che si chiamano Bill Gates, attraverso Cascade Investments, o lord Jacob de Rothschild, o quel Nassef Sawiris che non a caso è stato l’esponente del capitalismo familiare internazionale invitato all’ultima assemblea della Giovanni Agnelli & C., che ovviamente manterrà il suo ruolo di socio di maggioranza e potrebbe, anzi, incrementare il proprio 52,99 percento».

Cosa ci guadagnano gli Agnelli: meno tasse... Naturalmente non si tratta solo, come dichiarato dal patron John Elkann, della conclusione di un processo di globalizzazione e di internazionalizzazione di brand. Dagospia ha ben ironizzato su questo punto, evidenziando gli edulcorati termini utilizzati anche dai media italiani (il 26 luglio, ad esempio, La Stampa titolava «Exor semplifica e diventa olandese») per descrivere il trasferimento societario e i suoi evidenti vantaggi fiscali. Perché in Olanda, la tassazione sulle imprese (che si chiama vennootschapsbelasting) è, in media, del 25 percento. Mentre Exor, in Italia, attualmente paga il 27,5 percento. E poi, in Olanda non esiste l’Irap italiana (3,9 percento, che porta quindi la percentuale di imposizione a un 31 percento complessivo). E alcune operazioni utili a una holding da noi implicano un’imposta del 5 percento mentre nei Paesi Bassi sono totalmente free. E vantaggiosa è anche la doppia tassazione se la holding ha partecipate sparse per il globo.

 

 

… E una burocrazia fiscale più agile. Oltre ad uno sgravio fiscale, poi, i vantaggi si moltiplicano anche dal punto di vista dell’operatività. Oltralpe le norme sono più snelle e immediate, la giustizia più rapida (in caso di sentenza tributaria, tre anni contro i dieci italiani), il diritto più efficace, soprattutto se ci sono in ballo trattati bilaterali tra Paesi diversi.

Del resto, a quanto pare, stando al rapporto Ocse presentato qualche giorno fa da Giorgia Maffini, l’Italia è al sesto posto tra i Paesi peggiori in cui avere a che fare con la macchina fiscale (i primi tre, per intenderci, sono India, Brasile e Russia), e, nella stessa classifica, l’Olanda è ad un ottimo ventunesimo posto, seconda solo alla Svizzera. Forse è anche per questo che in Olanda sono approdati, negli ultimi tempi, anche i colossi Unilever e Nestlé, il marchio della moda Tommy Hilfiger, e Airbus.

 

 

Le voci contro. Come scrive Il Fatto Quotidiano, «in questi anni, da casa Agnelli si sono sprecate le dichiarazioni d’amore nei confronti del Bel Paese». Dall’inaugurazione, a gennaio 2013, dello stabilimento Maserati di Grugliasco, quella in cui John Elkann ribadì le «scelte difficili per poter continuare a produrre in Italia» al febbraio 2014, quando, davanti a una platea di studenti, il rampollo di casa Agnelli dichiarò: «Sono contento perché Fiat è ancora più italiana e ha le forze che rendono la componente italiana del gruppo ancora più forte». E chiosò, alla presenza di Renzi, a Palazzo Chigi, qualche mese dopo: «Siamo molto orgogliosi di essere qua e di farle vedere come Fca avrà una presenza sempre più forte in Italia».

Soltanto che proprio allora era appena nata Fca (Fiat Chrysler Automobiles), con sede legale in Olanda. E soltanto che due anni prima, nel 2012, Fiat Industrial (poi CNH Industrial, dopo la fusione con CNH Global) aveva spostato la sede fiscale in Olanda e legale nel Regno Unito. E stesso discorso sarebbe accaduto di lì a pochi mesi, nell’ottobre del 2015, per Ferrari, dopo lo scorporo da Fca.

Eppure, qualche voce, fa notare sempre Il Fatto, si era levata allora e si leva anche oggi. Nel botta e risposta con Elkann, datato febbraio 2014, Diego Della Valle non aveva usato mezzi termini: «Con un Paese che vive una situazione drammatica, invece di essere pronta a dare il massimo appoggio, [la famiglia Agnelli, ndr] è scappata nella penombra per sistemare al meglio i propri affari personali. Chi si comporta in questo modo non merita nessun rispetto». E oggi, Pierluigi Bersani, ex segretario Pd, così commenta Exor in Olanda: «C’è quella che noi chiamavamo Fiat che ci ha fatto “ciaone” nel silenzio generale».

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