Orgoglio bergamasco

Gli Stati Uniti chiedono aiuto al Papa Giovanni per fermare il Coronavirus

Gli Stati Uniti chiedono aiuto al Papa Giovanni per fermare il Coronavirus
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In un momento così complesso e difficile per tutti, dove i timori verso un nemico sconosciuto crescono di ora in ora, dagli Stati Uniti arriva una richiesta che non può che riempirci di orgoglio: «spiegateci il vostro modello contro il Coronavirus».

La Comunità scientifica internazionale guarda con attenzione a come l'Italia sta affrontando i contagi da Covid-19. Alcuni medici statunitensi dell'Harvard Surgical Leadership Class del 2019, attraverso il professor Angelo Nascimbene dell'Università di Houston, hanno chiesto e ottenuto di organizzare questa sera (domenica 8 marzo) un webinar per capire come prepararsi all'emergenza sanitaria attraverso l'esperienza maturata dal Papa Giovanni, che ha da sempre numerose e positive relazioni internazionali. A fare da portavoce sul modello organizzativo dell'ospedale bergamasco Stefano Fagiuoli, a casa con qualche linea di febbre ma sempre collegato con i colleghi impegnati nel presidio sanitario, e l'urologo Richard Naspro, membro della Masterclass di Harvard.

Nel frattempo, prosegue senza sosta l'attività dell'Asst Papa Giovanni XXIII per fronteggiare la situazione epidemiologica, come spiega il direttore generale Maria Beatrice Stasi. «Oggi ho autorizzato, dopo la riunione giornaliera con l'Unità di crisi a cui partecipo in conferenza, il cambio di destinazione di altri numerosi posti letto. Il meccanismo che consente di riservare aree di ricovero ai pazienti con il Coronavirus ormai è ben collaudato, tuttavia anche il Papa Giovanni deve confrontarsi con la criticità dei posti in terapia intensiva e subintensiva. Voglio ringraziare tutti gli operatori che con grande impegno e rapidità stanno cercando di dare le risposte più adeguate possibili ai pazienti. Il direttore sanitario Fabio Pezzoli, la direzione strategica, la direzione medica e delle professioni sanitarie e sociali stanno svolgendo da giorni un lavoro straordinario. Siamo arrivati a formare oltre 600 operatori sull'impiego di dispositivi che abitualmente non utilizzano. Medici e infermieri, tecnici, chi si occupa del personale o del centralino, tutti stanno dando il massimo».

Lo sforzo quotidiano di medici, infermieri, tecnici e di tutto il personale sanitario ha acceso la solidarietà dei bergamaschi. «Per rispondere a tutte le sollecitazioni abbiamo aperto un IBAN per le donazioni (IT75Z0569611100000008001X73 - Codice Swift: PosoIT22, ndr) dove è possibile indicare come causale Donazione Covid-19, che useremo come integrazione per far fronte alle spese legate all'emergenza».

Privati e ristoratori hanno consegnato dolci e pizze per il personale del pronto soccorso, ma dalle strutture sanitarie l’invito è quello di non consegnare generi di alcun tipo per motivi di sicurezza. «Arrivano tante offerte d'aiuto dal territorio, siamo commossi da tanta vicinanza ma non dobbiamo dimenticare che il miglior aiuto che potete darci, per non vanificare gli enormi sforzi che stiamo facendo, è attenervi responsabilmente alle regole di comportamento che vengono richiamate da tutti gli infettivologi e gli esperti – fanno sapere dalla struttura sanitaria - stare a casa il più possibile, proteggere gli anziani, ridurre al minimo i contatti, lavarsi spesso le mani per rallentare il contagio e fermare il virus insieme». Lo stesso direttore generale del Papa Giovanni è in isolamento a casa da domenica scorsa, il tampone positivo ha confermato in settimana che le precauzioni adottate erano necessarie, ma sta bene e anche lei resta sempre "connessa" con l'ospedale e la Regione.

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