In tribunale

Gorlago, le promette un futuro da modella e abusa di una 15enne

A processo un 61enne di origini calabresi: in passato alcune denunce ritirate per timore di ritorsioni

Gorlago, le promette un futuro da modella e abusa di una 15enne
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La pubblicità sul web prometteva una formazione per aspiranti modelle, ma per alcune di loro quella che sembrava un’opportunità si è trasformata in un incubo. Questo almeno secondo le accuse di alcune ragazze, tra cui cinque minorenni, che hanno portato a processo un 61enne titolare dell’agenzia “Publistar” (ora chiusa) con sede a Gorlago.

A riportarlo è oggi (giovedì 10 novembre) Il Giorno: l’imputato, originario di Reggio Calabria, avrebbe infatti commesso violenze ed abusi sessuali nei confronti di alcune giovani, a cui era stato prospettato un possibile futuro nella professione. Tutto è venuto fuori nel 2018, in seguito alla denuncia da parte dell’ospedale di Rovigo, da cui è partita l’inchiesta della Procura di Bergamo. L’agenzia si faceva pubblicità sui social e altri canali online, offrendo corsi per modelle e addirittura una retribuzione per la frequenza. In realtà, come si è scoperto in seguito, erano le ragazze a dover pagare e gli introiti servivano per tenere in piedi l’impresa.

Il caso scatenante ha avuto luogo appunto quattro anni fa, quando la Publistar organizzò una tre giorni a Gorlago, alla quale partecipò anche una 15enne. Il 61enne le avrebbe fatto bere tre bicchieri di vino, in modo da stordirla, per poi abusarne sessualmente. Al ritorno a casa la giovane era andata in ospedale con la madre, dove era stata riscontrata la violenza. Ci sarebbe poi un altro episodio, in cui una ragazza aveva risposto a un’inserzione pubblicata dall’agenzia per una donna delle pulizie: in seguito, l’uomo le avrebbe proposto un servizio fotografico, in cui avrebbe approfittato di lei. In seguito la vittima aveva sporto denuncia alla caserma dei carabinieri di Trescore, ma l’aveva poi ritirata per timore di ritorsioni.

Identica storia per un’altra che, nel 2015, aveva ritirato la querela per paura di eventuali conseguenze. Adesso però il titolare è finito a processo con l’accusa di violenza sessuale e rischia fino a otto anni di carcere: nega, sostenendo che non sia vero niente e che sia una vendetta nei suoi confronti. La parte civile, rappresentata dall’avvocato Elisa Gabbi di Varese, associandosi alle conclusioni del pm, ha chiesto una provvisionale di 50 mila euro.

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