L'allarme

«Hinterland, troppi poli commerciali Persi 215mila mq di piccoli negozi»

«Hinterland, troppi poli commerciali Persi 215mila mq di piccoli negozi»
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Tra il 2007 e il 2018, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio regionale del commercio, la superficie ricoperta dagli esercizi commerciali in Lombardia è salita da 15.406.927 mq a 16.444.158 mq. Ma è una crescita che è andata tutta a vantaggio dei medi e grandi formati distributivi. Per i negozi di vicinato si è registrato infatti un calo complessivo di 333 mila mq, che conferma la crisi della rete commerciale tradizionale. La perdita di superficie è stata massiccia proprio a Bergamo: 215 mila mq in meno, record assoluto in Lombardia (-24% rispetto al 2007). Al contrario, le medie strutture sono cresciute di 90.696 mq (+16%) e le grandi di 14.104 mq (+4%). «I numeri relativi al commercio di piccole dimensioni riflettono certamente la crisi economica, il cambiamento degli stili di vita, il moltiplicarsi dei canali di vendita, ma anche e soprattutto la crisi dei centri urbani – spiega Filippo Caselli, direttore di Confesercenti Bergamo - il binomio commercio-città è stato progressivamente svuotato di significato».

 

 

Una situazione ormai evidente anche nell’hinterland di Bergamo, che assiste a ulteriori avanzamenti di grandi catene e centri commerciali. «In questi anni molte amministrazioni pubbliche sembrano aver rinunciato a qualsiasi attività pianificatoria dello sviluppo commerciale – sottolinea Caselli -. I pochi Comuni che si sono attivati ad aggiornare le disposizioni in materia urbanistico-commerciale lo hanno fatto non tanto per orientare in anticipo le decisioni di piano, ma a posteriori per giustificare nuovi insediamenti commerciali, per lo più legati alla media o alla grande distribuzione.  Il risultato lo conosciamo: la creazione di nuove polarità commerciali esterne, con conseguente perdita di attrattività dei centri urbani e fenomeni di chiusura di numerose attività nei paesi nelle città».

I “parchi commerciali”. Un altro fenomeno è il diffondersi in modo più o meno spontaneo ai margini delle città a ridosso dei confini amministrativi di diversi comuni, lungo le principali arterie di scorrimento, di addensamenti di strutture di medie dimensioni ospitanti attività di somministrazione accanto a quelle commerciali. «È una tendenza che genera un effetto parco commerciale: chilometri di fast food e punti vendita tutti uguali che si sono sviluppati unicamente in virtù di mere autorizzazioni a costruire, in assenza di qualsivoglia considerazione sotto il profilo della vivibilità e della qualità urbana». Confesercenti esprime perciò la necessità di una nuova governance, che garantisca uno sviluppo sostenibile ed equilibrato del tessuto commerciale, a tutela della rete dei negozi di vicinato, insostituibili presidi sociali. «Le scelte di indirizzo della pubblica amministrazione sul piano urbanistico possono prevalere sulla libertà di insediamento – conclude Caselli -. È importante che Regione Lombardia reciti un ruolo primario in questo scenario anzitutto facendosi parte attiva di una intensa attività di controllo sulle decisioni e le attività di indirizzo delle amministrazioni comunali».

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